AL SENATO IL RICORDO ALLA LUCIDITÀ DI ELGAS SUI RAPPORTI AFRICA-FRANCIA

AL SENATO IL RICORDO ALLA LUCIDITÀ DI ELGAS SUI RAPPORTI AFRICA-FRANCIA
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(SenePlus) – In un intervento ricco e ricco di sfumature durante la seconda riunione della diplomazia territoriale al Senato francese, El Hadj Souleymane Gassama, detto Elgas, ricercatore associato dell’IRIS, ha tracciato il 25 marzo 2024 un quadro illuminante delle tensioni e delle incomprensioni che minare le relazioni tra Africa e Francia.

Per comprendere meglio le radici del “discorso antifrancese” nell’Africa subsahariana, Elgas ha innanzitutto ricordato la dolorosa eredità del passato coloniale. “Ogni colonizzazione crea condizioni di animosità, umiliazione, rifiuto” che non potranno essere cancellate in pochi decenni, ha sottolineato, citando di sfuggita la famosa frase del presidente Sarkozy del 2007 secondo cui “l’Africa non è sufficientemente entrata nella storia”, come rivelatrice un “inconscio coloniale molto forte”.

Al di là di queste ferite storiche, il rifiuto della Francia si fonda anche su una tradizione intellettuale e militante africana segnata da una “rottura dinamica con l’Occidente”, come gli scritti del panafricanista Cheikh Anta Diop o il “Discorso sul colonialismo” di Aimé Césaire che descriveva l’Europa come “moralmente e spiritualmente indifendibile”.

Elgas mette però in guardia dalla tentazione di ridurre questo fenomeno a un semplice “sentimento antifrancese” irrazionale. Secondo lui, i recenti interventi militari francesi, dal fallimento del Ruanda alla stagnazione nel Sahel, hanno ampiamente alimentato questo rifiuto. “Né i russi in Afghanistan, né gli americani in Iraq, né i francesi in un territorio così vasto potrebbero sconfiggere il terrorismo”, afferma.

Il saggista deplora inoltre che gli Stati africani, indeboliti dalla corruzione e dall’incapacità di soddisfare la propria gioventù, abbiano troppo spesso utilizzato “la sistematica sopraffazione dell’Occidente” come un’“ancora di salvezza” che consenta loro di esonerarsi da ogni responsabilità.

Al di là del risentimento postcoloniale, Elgas sottolinea la necessità di tenere conto di fattori congiunturali come la crescente importanza dei trasferimenti di fondi dalle diaspore africane, oggi il primo flusso finanziario verso il continente, evidenziando così le “contraddizioni omicide” di un discorso di sovranità di fronte ad una reale dipendenza economica.

Sottolinea inoltre l’emergere di “agenzie di disinformazione molto sofisticate” che trasmettono interessi geopolitici stranieri e alimentano un “discorso antifrancese” che è diventato una “retorica antifrancese” più elaborata.

Di fronte a queste sfide complesse, Elgas invoca un approccio lucido che osi “scavare l’ascesso” e riconoscere gli errori di entrambe le parti, ma anche le contraddizioni insite nelle società africane, lontano dagli attuali “panic diplomatici”.

Secondo lui, solo un dialogo a lungo termine, che accetti la complessità al di là di atteggiamenti e termini vuoti come “sentimento antifrancese”, permetterà di ricostruire un rapporto pacifico tra l’Africa e la sua ex potenza coloniale.

“Dobbiamo avere il coraggio di scavare nell’ascesso per dimostrare che c’è una relazione molto più sana da costruire”, ha concluso Elgas, invitando le persone a fuggire dai “tabù” per affrontare onestamente le incomprensioni e i risentimenti accumulati da entrambe le parti.

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