Nel teatro geopolitico del Sahel, tra Algeria, Mali e Niger si sta consumando una crisi diplomatica di rara complessità. Rivelata il 16 aprile da diversi media, questa crisi vede la Russia svolgere un ruolo inaspettato di mediatore nel conflitto che si trascina da settimane. Le tensioni, esacerbate da aspre critiche e virulenti rimproveri, hanno raggiunto il culmine quando le autorità di transizione del Niger e del Mali avrebbero inviato, tramite Mosca, un avvertimento inequivocabile all’Algeria.
Questo avvertimento, trasmesso con rigore diplomatico russo, riflette le posizioni controverse dell’Algeria, percepite come sostegno ai movimenti separatisti e ad alcune figure politiche radicali. Queste azioni di Algeri, che non obbediscono ad alcuna regola di buon vicinato, sono considerate minacce dirette alla stabilità regionale del Sahel, in particolare dei suoi vicini, tra cui Mali e Niger. Il messaggio inviato alle autorità algerine è inequivocabile: “Non seguite l’esempio della Francia, astenetevi da qualsiasi ingerenza nei nostri affari interni, smettete di sostenere i movimenti radicali che minacciano la nostra sicurezza ed evitate qualsiasi contatto con i nostri oppositori nazionali. Altrimenti subirete la stessa sorte della Francia. »
Questa dichiarazione, carica di conseguenze, sarebbe stata comunicata nel corso delle consultazioni politiche algerino-russe ad Algeri, alla presenza di Mikhail Bogdanov, rappresentante speciale di Vladimir Putin. Sottolinea l’aspettativa delle autorità transitorie del Niger e del Mali che l’Algeria riveda la sua politica estera, considerata imperialista e paternalistica, una politica che ricorda quella della Francia, ora rifiutata da queste due nazioni africane.
I leader maliani e nigerini esprimono tolleranza zero verso qualsiasi ingerenza algerina, rifiutando categoricamente qualsiasi vicinanza con esponenti dell’opposizione o movimenti armati. Chiedono un cambiamento radicale o rischiano di recidere le relazioni e di isolare l’Algeria sulla scena internazionale.
Il messaggio è stato recepito ad Algeri, ma i leader algerini sembrano riluttanti ad assimilarlo pienamente. Perché ad Algeri i giorni passano e i fallimenti si accumulano, uno più clamoroso dell’altro.
