l’essenziale
In un contesto di controversie finanziarie e alcol, Eric è esploso al punto da quasi strangolare il suo ex compagno.
Le udienze in cui le vittime di violenza domestica non chiedono più il risarcimento dei danni stanno diventando sempre più rare. “È la prima volta che alza la mano su di me”, spiega Charlotte*, 41 anni. “Ma spesso ci sono precedenti in cui le vittime credono che andasse tutto bene. Mi urla, mi minaccia, mi dà un solo schiaffo. E poi arriva l’alcol, la rabbia, una crisi che non possiamo controllare e tutto cambia”, avverte il presidente del tribunale durante l’udienza penale, questo giovedì 9 settembre.
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Dato che c’era violenza, ce n’era. Anche se Charlotte aveva solo tre giorni di ITT. Nella notte tra il 21 e il 22 agosto, a Sauzet, Charlotte ed Eric, 43 anni, litigarono ancora una volta. Sono separati da un anno ma continuano a vivere insieme quotidianamente. Per il benessere del loro bambino di 3 anni: “Non avevo un papà. Non voglio questo per lui”, spiega Eric, che ora vive nella tenuta di famiglia in un camion ristrutturato. Un dominio che tuttavia desidera lasciare. La casa appartiene a entrambi, lui vorrebbe che lei comprasse da lui le sue azioni: «Quando si parla di soldi, le cose sfuggono sempre al controllo», nota la quarantenne.
“L’ho fatto per tenerla tranquilla.”
E va sempre storto con l’alcol, molto alcol. Quella sera d’estate bevvero entrambi. Poco prima delle 22, la violenza fisica ha accompagnato per la prima volta gli insulti quotidiani che si lanciavano a vicenda. Usando un lenzuolo, cerca di strangolarlo, gridando: “Ti ammazzo quando il piccolo sarà grande”. » Al banco dei testimoni, l’imputato ridimensiona le cose: «L’ho fatto per farla stare zitta, per farla smettere di urlare. » Soprattutto contesta ogni messa in pericolo della sua ex: «Lei è la madre di mio figlio, non la ucciderei mai. Ci siamo fermati e abbiamo continuato a guardare la TV e basta! È stata l’unica volta in cui abbiamo litigato», assicura, usando, sorprendentemente, questo termine infantile per parlare di un alterco.
Tuttavia, quella notte, Charlotte temette per la sua vita. Al punto che intorno alle 22 ha scritto un sms a un’amica per raccontarle l’accaduto: «Era per proteggermi nel caso fosse successo qualcosa», ricorda questa madre che fatica a condannare il suo ex. “Sapevo che era l’alcol, che non era lui. E’ un buon padre. » In ogni caso, è così che i gendarmi hanno saputo cosa stava succedendo e si sono recati sul posto intorno all’una di notte
“Non aggiungere miseria a miseria”
“Quella sera abbiamo posizionato il cursore un po’ più in alto”, nota l’accusa che, come il presidente del tribunale, invita Charlotte a non minimizzare i fatti. “Una donna muore ogni tre giorni per mano del suo partner”, aggiunge.
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“Se le chiediamo di essere responsabile, la società deve essere responsabile non aggiungendo miseria a miseria, violenza a violenza. Si tratta soprattutto di impedire la reiterazione dei fatti. Parliamo di un evento unico in oltre 16 anni di vita insieme. Non siamo qui per distruggere una famiglia, che esiste ed esisterà sempre”, ha sostenuto la sua difesa.
Tanto più che nessuno dei due sembra nutrire risentimento nei confronti dell’altro: «Se ha bisogno di aiuto, io sarò sempre lì», giura Eric, condannato a sei mesi di carcere, a uno stage sulla violenza domestica e al divieto di presentarsi la casa di famiglia. È anche parzialmente privato della potestà genitoriale. Dovrà mostrare le sue credenziali affinché questo evento non disgregi la sua famiglia.