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La nostra recensione di Quando arriva l’autunno: un ozono stagionale

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CRITICA – Per i suoi 24e lungometraggio, il regista cambia ancora una volta genere. Per un film con ellissi ma molto sorprendente.

Girare ogni nuovo film “contro” quello precedente. François Ozon ha mantenuto l’adagio di François Truffaut. Ha tutto l’interesse, per paura di stancarsi e di annoiare il pubblico. Un rapido sguardo a Wikipedia conferma lo stakhanovismo di Ozon. Dal 1998, il cinquantenne ha diretto ventitré lungometraggi, variando generi, epoche e toni (Sitcom, Sotto la sabbia, Otto donne, Angelo, Potiche, Frantz, Grazie a Dio …).

Con Quando arriva l’autunno, premiato con due premi al Festival di San Sebastian (Spagna), Ozon cambia ancora una volta il suo regime. Dopo diversi adattamenti, è tornato alla sceneggiatura originale basata sui funghi velenosi: ci sono falsi finferli così come ci sono falsi pretesti.

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Il mio criminevaudeville e satira post-MeToo, celebrava la giovinezza e la vitalità delle sue due principali eroine e attrici, Rebecca Marder e Nadia Tereszkiewicz. Quando arriva l’autunno al contrario presenta due donne e due interpreti…

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