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Médiapart nomina un “responsabile editoriale per le questioni razziali”

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La posizione è una copia di quella già dedicata alle “questioni di genere”. Il giornalista che lo occuperà dovrà “fare attenzione ai possibili pregiudizi razzisti” nei contenuti di Médiapart.

Il quotidiano Médiapart, quotidiano d’informazione digitale noto per le sue inchieste e la sua linea editoriale di estrema sinistra, ha annunciato il 26 settembre la nomina di un “responsabile editoriale per le questioni razziali”. È stata la giornalista di Médiapart nominata a questo incarico, Sabrina Kassa, a darne l’annuncio pubblicando un post sul blog di Médiapart, spiegando quali saranno le sue missioni e con quale stato d’animo intende lavorare. . Suo “obiettivo”lei scrive, lo sarà “monitorare possibili pregiudizi razzisti nei nostri contenuti e nelle pratiche giornalistiche e sviluppare la nostra copertura su questi argomenti”.

Sabrina Kassa è entrata in Médiapart nel 2015, come co-responsabile di “Mediapart Club”uno spazio di opinione gratuito aperto agli abbonati Médiapart e in cui personalità esterne alla redazione possono proporre rubriche o post sul blog. In precedenza aveva collaborato a diverse testate della stampa francese e internazionale, prevalentemente su temi legati all’immigrazione, ai rapporti tra i paesi del Nord e del Sud e alla discriminazione.

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“Il razzismo si scatena e si diffonde in tutti gli ambiti della società e della politica”scrive la giornalista nel preambolo, precisando che la sua posizione ricalca quella di manager dedicata alle questioni di genere, creata all’interno della redazione di Médiapart nel 2020. Deplorando che la parola “gara” è un tabù, e che è addirittura scomparso dalla Costituzione, continua la giornalista: lei intende “numero” et “misurare il vissuto di chi soffre l’oppressione razziale legata all’essere percepito e trattato come ‘arabo’, ‘nero’, ‘asiatico’”.

Misurare la diversità etnica dei contatti di Médiapart

Sabrina Kassa dice di essersi ispirata “quello che esiste nella redazione dell’AFP e anche nel New York Times”ed evoca “una mappa stradale” comprendente “diversi cantieri”. Il primo di questi consiste nel prestare attenzione alla scelta delle parole “parlare più francamente di razza (razzializzazione, razzializzazione…), bianchezza, privilegi”e a “sviluppare un glossario e una guida alle buone pratiche”.

Il giornalista intende anche misurare la diversità etnica delle persone alle quali Médiapart dà voce attraverso la realizzazione “monitoraggio regolare della nostra produzione per cercare di avere una visione complessiva di ciò che possiamo leggere su Mediapart, in modo da fissare obiettivi concreti per migliorare la nostra copertura editoriale”. In altre parole, garantire che le persone siano etichettate come appartenenti a ciascuna “gara” avere una giusta rappresentanza nel contenuto del giornale.

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