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Recensione di ‘Absolution’: Liam Neeson: poca azione, molta lunghezza

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Liam Neeson ha annunciato il suo ritiro dai film d’azione, probabilmente alla fine del prossimo anno. In Assoluzionesentiamo l’attore 72enne un po’ stanco.

Da Preso: il rapimento (2008), la carriera di Liam Neeson sta vivendo una seconda ventata, al di fuori dei ruoli drammatici che lo hanno reso famoso e che gli sono valsi una nomination all’Oscar (per La lista di Schindler, lo Steven Spielberg).

In Assoluzionel’attore ritrova il regista norvegese Hans Petter Moland, con il quale aveva già lavorato nella realtà Inseguimento a sangue freddopubblicato nel 2014. Ma da allora sono passati 10 anni e Liam Neeson non è più così in forma.

Foto fornita da VVS FILMS

La storia segue quindi un killer senza nome (Liam Neeson), affetto da encefalopatia traumatica cronica, una malattia degenerativa, conseguenza della sua giovinezza da pugile. Promesso per un futuro in cui dipenderà dagli altri, esamina la sua vita e mette in dubbio il suo rapporto con sua figlia Daisy (Frankie Shaw), che non vede da anni. Allo stesso tempo, cerca di determinare chi vuole eliminarlo mentre cerca di convincere il suo capo (Ron Perlman, sottoccupato) che le sue facoltà sono ancora intatte.

La sceneggiatura di Tony Gayton (Velocità estrema con Dwayne Johnson, uscito nel 2010) esita tra l’esame di coscienza di un assassino quasi pentito all’alba del suo declino e il semplice lungometraggio di vendetta. Questi ritardi – metà dei 112 minuti del film non contiene scene di violenza – peggiorano rapidamente Assoluzionelo spettatore non riesce a capire dove porterà tutto questo… ricordando la noia Memoria omicida del 2022. Peccato!

Assoluzione sarà nelle sale dal 1È novembre.

Nota: 2 su 5

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