Ciao gufo, ciao
Anche se non appare mai sullo schermo, è ovviamente il cuculo ad essere al centro della storia, come suggerisce sottilmente il titolo del film. Il cuculo è una specie di uccello che ha la particolarità di depone in incognito le uova nel nido di altri uccelli e prende il voloaffinché i suoi giovani possano essere allevati agli occhi degli altri oltre a lui. Spesso di grandi dimensioni, il pulcino del cuculo tenderà a liberare il nido (e quindi a uccidere) gli altri pulcini che verranno lui solo nutrito dai genitori vittime dell’inganno.
L’intera sfida del film è cercare di trasporre questo orribile meccanismo sui personaggi umani, un’idea che è venuta a Tilman Singer mentre guardava un documentario sugli animali. E ci è voluto del tempo per il regista tedesco, già autore del film horror Luceper portare a compimento questo progetto, annunciato nel 2021.
E Hunter Schafer è sempre stato impegnato nel progetto (che deve essere stato ritardato dopo il suo reclutamento per Euforia), il cast inizialmente avrebbe dovuto includere anche John Malkovich e Sofia Boutella. Entrambi gli attori dovettero ritirarsi col tempo, lasciando spazio a Dan Stevens (che lottò per convincere il regista che poteva interpretare il ruolo di John Malkovich, anche se era molto più giovane) e Àstrid Bergès-Frisbee. Il film non perde nulla, poiché ogni attore brilla nel suo ruolo.
Menzione speciale, ovviamente, a Hunter Schafer, che non aveva ancora avuto un ruolo da protagonista in un lungometraggio per esprimere tutto il suo talento, e a Dan Stevens, che si conferma più che mai il suo amore per i ruoli folli e la sua disinvoltura con essi.
Devi sapere come tagliare
Con queste risorse sotto braccio, Cuculo immerge il suo spettatore in un universo insolito che potrebbe essere una versione moderna del Great Northern Hotel in Cime gemelle. Un hotel apparentemente affascinante, con tocchi rustici e caldi, ma dove niente sembra funzionare esattamente come altrove e dove tutti sembrano un po’ pazzi. I parametri di normalità si stanno gradualmente perdendofinché le cose non diventano molto più folli, ed è quello che ci piace.
Ancora, Cuculo è tutt’altro che perfetto. A forza di curare la sua atmosfera e i suoi personaggi, il film a volte dimentica di raccontare una storia che resisteo anche chi è interessato. Il ritmo casuale della narrazione causa alcuni ritardi, e il piano machiavellico che sta dietro a tutte le stranezze ambientali risulta essere contorto, poco coerente e, in definitiva, meno interessante degli aspetti più secondari del film.
Tilman Singer è riluttante a rendere l’horror troppo orribile e si diletta nel suo Lynchiano intermedioil che a volte è un peccato visto che i passaggi più spaventosi lo sono senza dubbio il film più riuscitoe lo spettatore potrebbe desiderare che ce ne fossero (molto) di più.
Pensiamo in particolare a la migliore idea visiva del filmche emerge in una scena in cui l’eroina va in bicicletta di notte, illuminata di tanto in tanto dai lampioni sul ciglio della strada. Al passaggio di ogni lampione le passa accanto anche la sua ombra, proiettata sull’asfalto. Fino al momento in cui alla sua si aggiunge un’altra ombra, minacciosa e le fa capire che la stanno perseguitando in silenzio. Un’idea semplicissima ma diabolicamente efficace, che riassume il talento registico di Singer.
Un film sul colpo di stato
Nel resto del film, il regista interpreterà abilmente le prospettive torturando i suoi dirigenti e la spazializzazionee creano una suspense che a volte è davvero avvincente. È un peccato, forse, che le apparizioni più fantastiche del film, superbe di per sé, stridano così tanto con il resto della storia e talvolta si comportino più come timide marionette di una casa stregata piuttosto che come minaccia principale e molto reale della trama.
Resto di Cuculo un vero pezzo di strano piacere che offre, oltre ai suoi bellissimi momenti di tensione e alla deliziosa interpretazione dei suoi attori (vorremmo sempre più Dan Stevens, per metà dolce e per metà completamente pazzo), una storia commovente sul dolore e sulla sorellanza. Una bella rivelazione festivaliera che avrebbe meritato di essere qualcosa di più e che fa sperare che Tilman Singer torni presto dietro la macchina da presa.