Abbiamo visto “Finalmente”, il 51esimo film di Lelouch: non credete al titolo, il cineasta è lungi dall’aver detto tutto!

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Nelle sale questo mercoledì 13 novembre, il 51esimo lungometraggio dell’immenso Claude Lelouch, 87 anni, è una buona annata, ricca di gustose e felici riflessioni esistenziali, di incontri sorprendenti e accattivanti e soprattutto di Kad Merad, perfetto nel ruolo di protagonista. chi si perde per ritrovarsi meglio.

Grande avvocato parigino, virtuoso nella difesa dei casi impossibili, Lino (Kad Merad) possiede ciò che i comuni mortali considererebbero sufficiente, se non tutto, per essere felici: una moglie diva del cinema (Elsa Zilberstein), una figlia che presto diventerà cantante. (Barbara Pravi), un figlio che presto diventerà regista (Boaz Lelouch), una madre meravigliosa (Françoise Fabian), una collaboratrice e migliore amica piena di umorismo e amore (Michel Boujenah). Insomma Lino ha tutto. E Lino ha lasciato tutto. È qui che finalmente inizia: quando tutto è dietro e lui è avanti.

Fagotto appoggiato sulla spalla, berretto avvitato sul cranio, sorriso stampato in faccia, smartphone in fondo al fiume, Lino traccia il percorso. A piedi. Dà il pollice in su per andare, ti viene da ridere, va bene, dove va quello che lo va a prendere. Là, un allevatore (François Morel), qui un cacciatore (Lionel Abelanski)… Nel suo cammino incontra anche delle persone simpatiche: un rigattiere di Béziers (Clémentine Célarié) dal quale acquista una tromba… perché ha sempre amato la tromba, una contadina dal cuore grande (Françoise Gillard) con la quale suonava un po’ di musica, ma anche, per essere lì, Dio, molto carino poi, e poi Gesù con i suoi apostoli, un po’ più inquietanti, quelli con la loro divisa dal sorriso beato…

Pieno di autoreferenzialità

Sì, è Lelouch, e se non abusa della carrellata circolare, lo fa comunque sempre come vuole. Una strada che ha vagato, stravagante, un po’ filosofica, un po’ nostalgica e sempre molto sentimentale poiché, come aveva affermato anche nel titolo del suo film precedente, “L’amore è meglio della vita”. Non è nemmeno l’unico dei suoi film a cui pensiamo (con piacere, è bene sottolinearlo) durante Infine.

Quindi Lino è, ve lo diamo in mille parole, il figlio del rapinatore interpretato da Lino Ventura in Buon Anno (1973); che ci porta dei bellissimi estratti del suddetto (bel) film con, complimenti, già Françoise Fabian. Il personaggio di Sandrine Bonnaire di cui vi lasciamo scoprire la natura è la figlia di Nicole Courcel, che interpretava la capo del sindacato delle prostitute in L’avventura è avventura (1972), che vedeva ovviamente protagonista anche Lino Ventura… E vi risparmieremo le innumerevoli reminiscenze della sua filmografia nei dialoghi; come dovrebbe essere un aforistico.

Ci sarebbe qualcosa di testamentario Infine (sì, lo sappiamo, il titolo…) se non fosse per l’amore per la vita di cui è traboccante. Dopo il suo gustoso inizio Itinerario di a (altro) bambino viziatola storia è un po’ frammentaria, tra flashback storici, ritorni in famiglia e sviluppi incredibili, perfino contorti. Ma questo cinema, fluido ed elegante, giocoso e demiurgico, ha un po’ di musica che non smette mai di affascinarci e di affascinarci. Un po’ di musica d’azzardo vista come fortuna; del resto la vita non nasce altrimenti. In Finalmente c’è molta vita, quindi il paradiso può aspettare.

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