Jacques Labro è morto l’11 novembre 2024 a Parigi. Aveva 89 anni. Il nome di questo architetto rimarrà legato a quello che fu il grande affare della sua vita, lo sviluppo della stazione sciistica di Avoriaz (Alta Savoia), con i suoi edifici dalle facciate in legno e dalle sagome destrutturate i cui rilievi seguono le forme della natura.
L’avventura inizia all’inizio degli anni ’60, quando è ancora un giovane architetto alla moda, appena laureato alle Belle Arti e incoronato con il prestigio del Prix de Rome (1961). Jean Vuarnet, campione di sci, inventore della posizione dell’uovo (busto piegato, gambe piegate, entrambe le braccia tese in avanti, pugni uniti) e futuro creatore degli occhiali da ghiacciaio, era a capo di uno sviluppo sopra Morzine, la città in cui è cresciuto, un nuovo tipo di stazione, senza automobili, sul modello di quelle che aveva scoperto negli Stati Uniti.
Ha convinto Gérard Brémond, un giovane imprenditore dalle grandi idee, a seguirlo in questo progetto. Fu lui a cercare Jacques Labro, al quale si unirono presto due complici che condividevano il suo gusto per il cinema, il jazz e il suo amore per la montagna: Jean-Jacques Orzoni e Jean-Marc Roques. Insieme, i tre architetti fonderanno l’Avoriaz Architecture Workshop (oggi diretto da Simon Cloutier, che ne rivendica l’eredità) e daranno forma a quello che diventerà il primo villaggio Pierre & Vacances.
Prezzo del quadrato d’argento
La montagna è quindi in forte espansione. Ovunque, le stazioni si sviluppano secondo un modello funzionalista, tipico dell’epoca: unità abitative standardizzate, cemento ovunque, un’organizzazione spaziale interamente progettata attorno all’auto, in un’ottica di quella che allora era concepita come la massima efficienza.
Avoriaz è una delle rare eccezioni a questo modello di “fabbrica dello sci”, proprio come Les Arcs, la cui architettura è stata affidata a Charlotte Perriand, o Flaine, dove è stato chiamato in causa Marcel Breuer. Il grande comprensorio sciistico di Portes du Soleil, che questa nuova stazione renderebbe accessibile, ne era la capitale, ma la sua influenza, il posto che occupa oggi nell’immaginario collettivo, deve tutto all’ambizione che ha portato alla sua progettazione.
Incoronate nel 1968 con il Prix de l’équerre d’argent (assegnato specificamente all’Hôtel des Dromonts e ad altri due edifici nell’omonimo quartiere, cuore storico della località), le architetture di Labro, Orzoni e Roques ne hanno forgiato l’identità visiva del Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Avoriaz, che vi si tenne per vent’anni, dal 1973 al 1993, prima di migrare in Gérardmer (Vosgi). Ciò contribuirà a far sì che la stazione sciistica venga definita “straordinario patrimonio del XX secolo”.e secolo “.
Ti resta il 45,75% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.