Picaresco e tragico, il viaggio di un uomo schiacciato dalla guerra del Vietnam

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“Il Capitano” (Hoa Xuande) in “The Sympathizer”, serie creata da Park Chan-wook e Don McKellar. PIETRA TRAMOGGIA/HBO

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Di John Wayne (I Berretti Verdi, 1968) a Ken Burns (La guerra del Vietnam, 2017), attraverso Francis Ford Coppola e Oliver Stone, gli americani – guerrafondai o pacifisti – hanno rivendicato il monopolio della narrazione del conflitto nel Sud-Est asiatico, smentendo così l’assioma secondo cui la storia la scrivono i vincitori. Nel 2015, la pubblicazione di Il simpatizzante (Grove Press), romanzo di Viet Thanh Nguyen (tradotto nel 2017 con il titolo Il simpatizzante a Belfond), invertì la prospettiva.

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Scritto da un esule la cui famiglia, dopo essere fuggita dal Vietnam del Nord, aveva raggiunto gli Stati Uniti, Il simpatizzante, picaresco e tragico, viaggia attraverso il Pacifico sulle orme di un narratore anonimo, una razza mista nata negli ultimi anni dell’occupazione francese. Reclutato dal Partito Comunista, si infiltrò nei servizi segreti del Vietnam del Sud e contribuì alla cattura di Saigon.

Mentre si prepara a uscire dalla clandestinità, viene condannato dal suo amico d’infanzia e agente a seguire in esilio il generale del sud agli ordini del quale ha prestato servizio, per monitorare la diaspora nata dalla sconfitta americana. Negli Stati Uniti, il “simpatizzante” si muove tra politica, ricerca accademica e mondo dello spettacolo, poiché è invitato a garantire l’autenticità di un blockbuster che evoca la guerra del Vietnam.

Recuperare la storia

L’attività di Viet Thanh Nguyen è duplice. Si tratta di riappropriarsi della storia, costruendo una critica (in forma di satira) alla rapina perpetrata dagli Stati Uniti d’America a causa (storica, documentaristica o di fantasia) di un episodio che ha certamente traumatizzato la superpotenza, ma soprattutto devastò la nazione che finì per vincere.

Nel 2021, il romanziere ha annunciato di aver affidato l’adattamento del Simpatizzante a Park Chan-wook, regista coreano. Lo scrittore, cittadino americano, vive in California e la produzione non poteva che essere Hollywood. Robert Downey Jr, che si è appena ritirato dal mondo dei supereroi ed è ovviamente un aspirante (vedi la sua apparizione in Oppenheimer), per dimostrare che gli anni trascorsi sotto l’armatura di Iron Man non hanno in alcun modo sminuito il suo registro e la sua forza espressiva, autoproclamandosi come coproduttore e – soprattutto – come antagonista trasformista.

Leggi l’intervista a Park Chan-wook (nel 2022): Articolo riservato ai nostri abbonati “Mi piacciono i personaggi che lottano per sopravvivere”

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Di fronte a un attore australiano di origine vietnamita, Hoa Xuande, quasi sconosciuto, il ci-devant Sherlock Holmes diventa agente della CIA, accademico orientalista, politico repubblicano, direttore dittatoriale… La questione era sapere se la compagnia di Park Chan- wook – che si è avvalso dei servizi dell’attore, sceneggiatore e regista canadese Don McKellar per creare la serie – avrebbe resistito all’influenza della star.

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