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“Ho fatto di tutto per salvare la mia pelle, ma anche i miei affari”

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Nell’agosto 2013, Isabelle Guyomarch era alla guida di un fiorente gruppo industriale di cosmetici con 250 dipendenti ad Acquigny, nell’Eure. Ha poi appreso di avere un cancro al seno aggressivo allo stadio 3, sinonimo di chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Inizia allora una lotta feroce, per salvare la sua vita, ma anche i suoi affari. Un’esperienza che racconta nel documentario “Il lavoro è salutare?”.

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“Immediatamente è stato: ‘No, non posso fermarmi’. E ricordo che il chirurgo mi disse: ‘Cosa vuol dire che non puoi fermarti?’ “No, non posso. Ho 250 dipendenti. Quindi… avrei sicuramente potuto, ma penso che questo significasse concedere alla malattia e alla professione medica l’unico territorio che mi restava.racconta Isabelle Guyomarch con grande modestia nel documentario.

Si sarebbero portati via la mia femminilità, il mio futuro, la mia spensieratezza, le mie speranze. Il lavoro che potevo ancora controllare. Farò di tutto, ovviamente, per salvare la mia pelle, ma anche per salvare questa azienda.

Isabelle Guyomarch, direttrice aziendale

Estratto dal documentario “Il lavoro è salute?” di Christelle Lamarre e Jeanne Soral

Durante il trattamento, i suoi soci l’hanno abbandonata e volevano vendere a investitori cinesi. Isabelle Guyomarch rifiuta e riacquista le sue azioni con l’aiuto delle figlie. “Tutti i miei file bancari sono stati sistematicamente rifiutati… eppure si trattava di un prestito a breve termine: cinque anni. Te lo diciamo espressamente: pensiamo che tra cinque anni non sarai più vivo”. Ha aumentato la mia rabbia di dieci volte.

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