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Con «Niente di troppo bello per gli dei» la Fondazione Opale unisce arte e divino – rts.ch

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Fino al 20 aprile la Fondazione Opale di Lens (VS) esplora la diversità delle espressioni artistiche della spiritualità. “Niente di troppo bello per gli dei” presenta sessanta opere diverse che spaziano dagli altari alle opere contemporanee e incarnano una ricerca universale della trascendenza.

Con “Niente di troppo bello per gli dei” la Fondazione Opale di Lens/Crans-Montana (VS) apre le sue porte a molteplici divinità e culti. Con carta bianca, il curatore francese Jean-Hubert Martin presenta in mostra altari con accenti indù, sciamanici, voodoo o tibetani, creati in parte per l’occasione e utilizzati dall’uomo per connettersi con l’invisibile e la spiritualità.

Una seconda parte espone opere di artisti nati nella prima metà del XX secolo, che rivendicano una duplice appartenenza alla religione e all’arte moderna. Come l’artista visivo francese Christian Boltanski, che per tutta la sua vita si è posto la questione dell’esistenza di Dio e del rapporto che poteva avere con lui.

Infine, una sezione finale espone una nuova generazione di artisti disinibiti dalla colonizzazione, che si battono per il riconoscimento della propria cultura e l’evidenziazione degli aspetti religiosi. “Che si tratti di opere di artisti religiosi del XX secolo o di opere di giovani artisti che provengono dal Sud del mondo e che rivendicano credenze come lo sciamanesimo o il voodoo, hanno tutti in comune questa ricerca di toccare un mondo invisibile”, indica a 7 4 gennaio, ore 30 Gautier Chiarini, direttore della Fondazione Opale.

>> Da vedere, il tema delle 19:30 dedicato alla mostra:

La Fondazione Opale ha aperto le porte a una nuova mostra dove l’arte incontra il divino / 19:30 / 2 min. / 4 gennaio 2025

Arte aborigena creata sul posto

Tra le opere possiamo scoprire l’arte aborigena, che costituisce il terreno fertile per la Fondazione Opale. I fiori del deserto furono schiacciati e riassemblati per diventare un luogo di culto. L’opera è stata realizzata direttamente nel museo da quattro artisti australiani. “Si tratta di forme di altari, vale a dire di un luogo in cui i credenti si riuniscono per connettersi alla spiritualità e all’aldilà. Per me è un modo per ringraziarli per aver fatto conoscere la loro arte e la loro cultura in Europa”, spiega Bérengère Primat , fondatore della Fondazione Opale.

Tra oggetti di culto e svago artistico, la mostra non vuole essere etnografica: è soprattutto di arte e di artisti che si parla. “Oggi il riconoscimento istituzionale in Europa è ancora estremamente debole. Ogni mostra che includa una riflessione su questo tipo di oggetti è un passo avanti”, sottolinea Gautier Chiarini.

Al termine della mostra “Niente di troppo bello per gli dei”, la maggior parte delle opere torneranno al museo o al paese d’origine, per essere, per alcuni, utilizzate come parte di veri e propri rituali.

Soggetto televisivo: Florence Vuistiner e Yann Denervaud

Adattamento web: mh

“Niente di troppo bello per gli dei”, Fondation Opale, Lens/Crans-Montana (VS), fino al 20 aprile 2025.

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