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“Non dimenticare che ci siamo uniti per salvaguardare la libertà di espressione”

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Originario di Lamalou-les-Bains, il giovane attore è apparso sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo in una foto scattata domenica 11 gennaio 2015. Un’immagine diventata il simbolo della difesa della libertà di espressione. Dieci anni dopo, cosa resta dello slancio di unità e fraternità che ha guidato i francesi durante la marcia in reazione agli attacchi contro Charlie Hebdo e il negozio di alimentari kosher di Vincennes? gli chiese Midi Libre.

È stato 10 anni fa. Charles Bousquet, originario di Lamalou-les-Bains, arrivò nella capitale solo 3 mesi prima degli attentati di gennaio 2015, diventando involontariamente un simbolo della libertà di espressione in tutto il mondo.

“Ero al cinema, sono entrato in una scuola”ricorda. Il giorno dopo il 7 gennaio 2015, scosso dall’orrore degli eventi, ha partecipato come milioni di francesi alla grande marcia repubblicana e fraterna organizzata in reazione all’omicidio di Charlie Hebdo e alle ore buie che ne sono seguite. “Nessuno ci ha detto di andare. Era un movimento popolare, come se lo sentissimo tutti nel profondo. C’era questa necessità di difendere una causa comune. Era bello, questa unità di persone riunirsi. battere contro tutto quello che era successo quella settimana.

La foto del fotoreporter Stéphane Mahé ha fatto il giro del mondo.
Mezzogiorno libero

“Questa foto appartiene al Paese, alla storia”

Per avere uno sguardo d’insieme su questo momento che si preannuncia storico, il giovane sale, insieme ad alcuni altri, sulla statua eretta in Place de la Nation, “Il Trionfo della Repubblica”. “C’erano così tante persone. Non era più possibile tornare indietro. Rimasi lì per diverse ore”. Nel tardo pomeriggio di questa domenica, 11 gennaio 2015, un fotografo dell’agenzia Reuters, Stéphane Mahé, ha scattato un’immagine che finirà sulle prime pagine dei più grandi giornali, Le Monde, Le Times… Charles Bousquet, appollaiato su braccio della statua, brandisce una lunga matita prestata dal suo vicino, mentre una bandiera tricolore completa la composizione di questo scatto ampiamente diffuso, la cui somiglianza con il dipinto di Eugène Delacroix sarà notato “La libertà alla guida del popolo”.

“Tutto questo è ancora dovuto al caso”

“Questa foto appartiene al Paese, alle persone che ne hanno fatto un’immagine iconica, al suo autore, alla storia”analizza, con il senno di poi, il trentenne che è stato al centro dell’attenzione per diversi giorni, al termine della manifestazione. “Subito dopo sono tornato a casa, ho guardato il telegiornale e ho visto Nagui su 2 che presentava i titoli del giorno successivo…” Si è poi scoperto come un simbolo della lotta per la libertà di espressione. Risponde alle domande dei giornalisti curiosi di sapere chi sia questo giovane… “Non è difficile da indossare perché per me questa foto rappresenta tutti i manifestanti. Il fatto di essere l’alfiere del movimento mi rende orgoglioso ma è una cosa che va oltre le mie capacità. Tutto questo quando anche per caso dovevo averne uno, ero io ed è un grande motivo di orgoglio.”

“C’era un fervore in ognuno di noi ma è durato una settimana…”

Questo momento ha cambiato il corso delle cose? “C’è stato un prima, un dopo, ma non nella continuità”si rammarica. “Per la mia generazione, che non aveva vissuto grandi crisi, ha mostrato un’unità del Paese, al di là delle religioni, al di là della politica. Che il popolo sapeva unirsi di fronte a un nemico comune. Eravamo tutti lì, in un’utopia, c’era un lato fraterno, amichevole, un fervore in ognuno di noi. Ma è durato una settimana, questo è il problema…”.

“È importante oggi che questa foto venga trasmessa alle generazioni future: per non dimenticare che ci siamo uniti per salvaguardare la libertà di espressione, che è la forza del nostro Paese. Quando vediamo l’oscurantismo religioso, è importante che questa foto persista, che questo messaggio venga trasmesso perché con il tempo tutto passa, non bisogna dimenticare.

Un giovane attore risvegliato alla difesa delle cause

Questo mese di gennaio 2015 ha risvegliato il lato militante di Charles Bousquet. “Ha risvegliato in me il desiderio di educarmi alla libertà di espressione e di lottare per le cause”. Il Lamalousiano è diventato anche un difensore della causa animale. “Non possiamo vivere la vita semplicemente essendo spettatori del mondo”lui crede. Attore ma anche regista, apparirà nel 2025 nella serie Netflix Giovani milionari. Dall’altro lato della macchina da presa, dopo un film girato sul lago Salagou, sta lavorando a un altro progetto, insieme a un produttore di Sète. Per la cronaca, Charles Bousquet, la cui famiglia vive ancora a Lamalou-les-Bains, ha salvato una coppia di settant’anni bloccata nel loro camper travolto dalle acque del Bitoulet, durante l’alluvione del settembre 2014. “Sono partito dal Sud col botto. E arrivò a Parigi col botto”ha detto.

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