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Parigi. Teatro degli Champs Élysées. 08-XII-2024. Francis Poulenc (1899-1963): Dialoghi dei Carmelitani. Opera in tre atti su testo di Georges Bernanos, libretto di Francis Poulenc. Regia: Olivier Py. Ripresa della regia: Daniele Izzo. Scenografia e costumi: Pierre-André Weitz. luci: Bertrand Killy. Con: Patricia Petibon, Madre Maria dell’Incarnazione; Vannina Santoni, Blanche de La Force; Véronique Gens, Madame Lidoine; Manon Lamaison, Suor Costanza di Saint-Denis; Sophie Koch, signora di Croissy; Sahy Ratia, il Cavaliere della Forza; Alexandre Duhamel, il marchese de La Force; Marie Gautrot, Madre Giovanna del Bambino Gesù; Ramya Roy, Suor Mathilde; Loïc Félix, il padre confessore del convento, Balise Rantoanina, il primo commissario; Yuri Kissin, il secondo commissario; Matthieu Lécroart, il carceriere, Thierry, il signor Javelinot. L’orchestra Les Siècles e il Coro Unikanti diretti da Karina Canellakis.
Creata nel 2013 e ripresa nel 2018, questa produzione di Olivier Py dell’opera di Francis Poulenc, riproposta al Théâtre des Champs-Élysées, con un cast rielaborato, non ha perso nulla della sua intensità emotiva e del suo impatto sul pubblico.
Come non lasciarsi scappare una lacrima, con la gola stretta, mentre la struggente Salve Regina della scena finale si intona sullo sfondo di un’oscura marcia orchestrale di tortura e, mentre l’agghiacciante suono della lama della ghigliottina con il suo realismo un’incredibile la violenza squarcia sedici volte il plumbeo silenzio della sala, assistiamo alla poetica ascesa al cielo stellato delle suore immacolate? Come non commuoversi in precedenza davanti alla lunga agonia di Madame de Croissy crocifissa sul letto di morte, vista dal cielo come ripresa in un’inquadratura fissa, in una luce bianca accecante attraversata da ombre lunghe e terrificanti?
In un arredo raffinato, austero, dove l’oscurità non lascia spazio ad alcun colore, salvo le sue variazioni dal bianco all’antracite, dove muri neri e ciechi e foreste devastate rappresentano “l’inverno e la notte terribile di un mondo che non crede più”, dicono sue abominazioni, Olivier Py introduce i personaggi di Bernanos: queste suore che sono entrate nel Carmelo perché non trovano il loro posto in questo mondo in disgregazione, abitato da fragilità, paure, ma anche convinzioni, fede nell’amore, nella vita, nella LIBERTÀ, che scrivono sul muro con il gesso bianco. Atto di resistenza per la protezione di un’umanità in difficoltà piuttosto che rifugio nella fede in Dio, vanno verso questo sacrificio estremo della loro vita che dà loro la ragione di essere. Le luci fredde di Bertrand Killy scolpiscono senza compromessi il buio, il vuoto, tracciano le sbarre del carcere, ma illuminano anche la luce interiore di queste sorelle vestite di bianco. Nessuna impalcatura sul palco. La forza della messa in scena di Olivier Py sta nella sobrietà e nella suggestione, ponendo al centro della drammaturgia l’umano e la parola che è tutt’uno con la musica, ad essa intimamente legata.
Dobbiamo all’eccellente regia degli attori quanto al talento degli interpreti la caratterizzazione dei personaggi a cui Poulenc teneva tanto. Innanzitutto bisogna rendere omaggio alla memorabile interpretazione di Vannina Santoni che incarna con la sua luminosa presenza, sia scenicamente che vocalmente, un’angosciata, tormentata ma determinata Blanche de la Force. Interpretazione perfetta, assoluta padronanza del canto, ricchezza e accuratezza espressiva, bellezza del timbro fino agli acuti più intensi, ha tutte le carte in regola per lei e per il ruolo. Sophie Koch, in precedenza Madre Maria, è ora una Priora impressionante e carismatica, che utilizza una gamma vocale fenomenale e un arsenale espressivo con un’energia sorprendente. Véronique Gens, con la sua voce morbida e omogenea, conferisce a Madame Lidoine, la seconda Priora, un atteggiamento dignitoso e riservato, che rivela un sentimento materno e protettivo. Madre Marie di Patricia Petibon è esattamente l’opposto: la cantante lo fa ancora un po’ troppo sul palco, come nella sua espressione vocale esaltata e febbrile, andando contro il personaggio che dovrebbe compiacere Blanche. Manon Lamaison, molto a suo agio nelle sue note alte, dona a Sister Constance una presenza incarnata e gioiosa lontana dall’innocenza, evidenziata dalla freschezza e dal bel fruttato del suo tono. Tuttavia, la sua dizione rimane perfettibile.
Nei principali ruoli maschili, il baritono Alexandre Duhamel nei panni del Marchese de la Force impone la sua presenza e la nobiltà della sua espressione accompagnata da un superbo modello di fraseggio. Nei panni del Cavaliere della Forza, il tenore mozartiano (come dovrebbe essere!) Sahy Ratia è senza dubbio la felice sorpresa in questo cast: che purezza di tono, che distinzione, che linea di canto, che dizione! Infine Matthieu Lécroart difende adeguatamente i suoi ruoli di Thierry e poi di carceriere, e Loïc Félix come cappellano diffonde la luce serena della sua voce entro i confini del convento minacciato.
Non possiamo che lodare il lavoro di Karina Canellakis che dirige Les Siècles, dando all’opera il suo ritmo, le sue tensioni, i suoi silenzi, le sue sfumature, fondendo le voci e gli strumenti nel modo migliore, portando i tutti orchestrali nei climax drammatici con intensità toccante. , in particolare nella Salve Regina finale alla quale il Coro Unikanti fornisce un prezioso contributo.
Crediti fotografici: © Vincent Pontet
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Parigi. Teatro degli Champs Élysées. 08-XII-2024. Francis Poulenc (1899-1963): Dialoghi dei Carmelitani. Opera in tre atti su testo di Georges Bernanos, libretto di Francis Poulenc. Regia: Olivier Py. Ripresa della regia: Daniele Izzo. Scenografia e costumi: Pierre-André Weitz. luci: Bertrand Killy. Con: Patricia Petibon, Madre Maria dell’Incarnazione; Vannina Santoni, Blanche de La Force; Véronique Gens, Madame Lidoine; Manon Lamaison, Suor Costanza di Saint-Denis; Sophie Koch, signora di Croissy; Sahy Ratia, il Cavaliere della Forza; Alexandre Duhamel, il marchese de La Force; Marie Gautrot, Madre Giovanna del Bambino Gesù; Ramya Roy, Suor Mathilde; Loïc Félix, il padre confessore del convento, Balise Rantoanina, il primo commissario; Yuri Kissin, il secondo commissario; Matthieu Lécroart, il carceriere, Thierry, il signor Javelinot. L’orchestra Les Siècles e il Coro Unikanti diretti da Karina Canellakis.
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