A Parigi Peter Stamm è un po’ di casa. Nella sede del suo editore, non lontano da un famoso grande magazzino trasposto nel suo ultimo romanzo, racconta in un francese perfetto con un leggero accento come questa città lo ha reso uno scrittore.
“Era il 1983, avevo 19-20 anni, arrivai come commercialista ma sapevo che volevo scrivere. Venivo da una piccola città dove tutti si conoscevano. Quando sono arrivato qui, ho visto che potevi scomparire senza lasciare traccia e mi sono detto che potevo provare a lasciarne una. » Sorprendente da parte di un autore, un tempo giornalista e critico cinematografico, il cui motivo principale è la scomparsa.
Da Agnese (1998), il suo primo libro, Peter Stamm coltiva il vago, l’incerto, con motivi ricorrenti come il villaggio della sua infanzia e un amore giovanile che perseguita i personaggi maschili. In l’un l’altro (2017), un uomo va in montagna senza che noi sappiamo veramente se è vivo o morto. In l’Archivio dei sentimenti (2023), un bibliotecario cerca tra i file della sua cantina ripercorrendo la carriera di un cantante di varietà che un tempo amava.
Omaggio a Camus, la gentile indifferenza del mondo (2018) racconta l’incontro tra uno scrittore e una giovane donna che gli ricorda un amore passato. “In tutti i miei libri ci sono sempre due mondi, uno reale e uno irreale. Ciò che mi interessa è il rapporto tra i due e la memoria. Non cerco l’immortalità, ma forse formare una certa bellezza, capire. »
Non fare mai un piano e lasciarlo al caso
Riferimento a questo momento incerto tra il giorno e la notte, il titolo del suo ultimo romanzo racchiude tutta l’arte di Peter Stamm. In Ora bluuna giovane regista, Andrea, e il suo fidanzato, Tom, stanno girando a Parigi un documentario su Richard Wreshler, un famoso scrittore che sembra scivolare loro tra le dita.
Mentre l’aspettano in Svizzera, Wreshler scompare, costringendo la documentarista a ricostruire la sua vita utilizzando indizi presi dai suoi libri. “Ho preso ispirazione da una situazione reale: i filmmaker mi hanno chiesto se potevano seguirmi per realizzare un film sul processo di scrittura. Volevo anche giocare con l’autofiction, cosa che non mi piace perché a volte la trovo troppo semplice. »
Se il suo personaggio è abbastanza lontano da se stesso, e molto meno comprensivo, Peter Stamm ha messo in bocca alcune delle sue idee sulla letteratura. Come il suo modo di non fare mai un piano e di lasciarlo al caso: “La sua morte per esempio: non avevo intenzione di ucciderlo ma dopo un po’ mi ha dato fastidio e l’ho fatto morire, questo mi ha liberato molto. »
Piuttosto che Pessoa e Beckett, che percorrono il romanzo, cita Pavese, Hemingway, Cechov, Simenon e Camus come suoi “famiglia di scrittori”. Nel suo villaggio d’infanzia ora c’è un sentiero Peter Stamm. “Normalmente lo facciamo dopo la morte di qualcuno. Ho detto loro: state attenti, forse farò qualcosa di stupido e dovrete rinominarlo. » Sempre incertezza.
L’ora bludi Peter Stamm, traduzione dal tedesco (Svizzera) di Pierre Deshusses, Bourgois, 230 pagine, 21 euro
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