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Il “Bolero” di Ravel, un balletto ipnotico dalle molteplici versioni

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Sylvie Guillem e il Tokyo Ballet in “Bolero”, coreografia di Maurice Béjart, nel 2009. GILLES TAPIE

Ovunque ci si trovi nella mostra “Ravel Boléro”, davanti alla scrivania dell’artista, al suo baule da viaggio o ai ritratti dei suoi genitori, appaiono immagini filmate di una delle molteplici versioni coreografiche dell’opera Bolero cattura il nostro sguardo e il nostro orecchio. Distribuiti attraverso un sistema di schermi sparsi nello spazio, scandiscono la visita, accelerano il cardio, distolgono l’attenzione. All’improvviso, un attacco Ninja fa esplodere il Bolero nell’incredibile film Esposizione all’amore (2008), di Sion Sono, mentre la voce di Maurice Béjart (1927-2007) ricorda che la partitura di Ravel “non è spagnola, è un’opera astratta, un’opera violenta, un’opera emotiva, dove vediamo la lotta tra una melodia, una melodia orientale, e un ritmo implacabile…”

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Lo stesso Maurice Ravel ha detto: «Lun Bolero dovrebbe essere evidenziato: mettitelo in testa. » Con piacere, e chiediamo di più sin dalla sua creazione nel 1928. Fu la ballerina e mecenate Ida Rubinstein (1885-1960) ad avere l’idea di commissionare al compositore un balletto per la sua compagnia. La produzione fu presentata il 22 novembre 1928 all’Opera di Parigi, in assenza di Ravel, partito per una tournée in Spagna. Nella coreografia di Bronislava Nijinska (1891-1972), i costumi e le scene di Alexandre Benois (1870-1960), Ida Rubinstein, con il fiore all’orecchio in stile gitano, diventa l’attrazione di una taverna. Salita su un tavolo, è circondata da “venti maschi affascinati dall’incantesimo carnale di una sola donna”come descritto dal critico André Levinson.

Béjart riferimento assoluto

Deliberatamente sessuale nell’ascesa orgasmica della musica, il pezzo fu rivisitato nel 1961 da Maurice Béjart, che creò un balletto divenuto cult. Riprende l’idea del tavolo che ha dipinto di rosso e pone al centro della scena. Una prima versione viene presentata al Théâtre royal de la Monnaie, a Bruxelles, con Duska Sifnios circondata da 40 uomini della compagnia di Béjart, Le Ballet du XXe secolo. Verrà pubblicata una seconda lettura con una ballerina a torso nudo. Molti interpreti, da Maïa Plisetskaïa a Sylvie Guillem, si sono cimentati con quest’opera inflessibile immortalata da Jorge Donn nel film L’un l’altrodiretto nel 1981 da Claude Lelouch. Nel 2008, la star dell’Opera Nazionale di Parigi Nicolas Le Riche farà rizzare in piedi come un sol uomo i 2.700 spettatori dell’Opéra Bastille al termine della sua performance mozzafiato.

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