Arte contemporanea
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Nonostante l’arrivo alla presidenza di un giornalista di estrema destra, la biennale d’arte contemporanea più importante al mondo continua ad affermare una visione aperta e progressista.
Più le cose si fanno dure in Italia, più la Biennale di Venezia sembra resistere, nonostante l’arrivo alla presidenza di un ex giornalista di estrema destra, l’estroso Pietrangelo Buttafuoco, nominato un anno fa per un quadriennio. Impermeabile alle turbolenze che non cessano di agitare la scena culturale fatto dentro Meloni – con in particolare la nomina pochi giorni fa di un nuovo ministro della Cultura che promette ulteriori scompigli ai vertici delle istituzioni – la biennale d’arte contemporanea più importante al mondo continua dunque ad affermare una visione aperta e progressista dell’arte. Dopo una 60esima edizione abilmente intitolata “Stranieri ovunque”, sotto la direzione del brasiliano Adriano Pedrosa, è lo svizzero-camerunense Koyo Kouoh, 57 anni, a prendere le redini artistiche della prossima edizione nella primavera del 2026. “Con esso a Venezia, la Biennale conferma ciò che da più di un secolo offre al mondo: essere la casa del futuro“, proclamava Buttafuoco, in tono comico o astuto.
L’Africa in buona posizione sulla scena artistico-politica
Classificato tra i curatori di mostre più influenti in Africa da New York Times nel 2015, attualmente alla guida dello Zeitz-Mocaa, il più importante museo d’arte contemporanea del Sud Africa, a Cape Town, Koyo Kouoh ha fondato e diretto per diversi anni il cent
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