A Lione, gli appassionati dell’etichetta discografica Sofa Records ristampano in vinile e digitale perle dimenticate del pop algerino e delle produzioni musicali delle comunità di immigrati nordafricani. Un tuffo negli anni ’80 e ’90, quando abbiamo scoperto la generazione “Cheb” raï.
Dovete fare un giro in Rue d’Algérie a Lione. È proprio al centro, tra la Saona e il Rodano. In questo quartiere popolare, ai margini delle vie dello shopping più chic, troviamo la sala giochi Sofa Records che è a Lione quello che Bongo Joe è alla fine del Lago di Ginevra: un luogo dove parlare di musica di qui e altrove, dove trovare vinili di oggi o perle di ieri. È anche etichetta discografica e crogiolo del Maghreb K7 Club, una serie di ristampe su vinile di brani raï divenuti introvabili su supporto fisico.
Tutto è iniziato con una compilation di produzioni lionesi, piccoli gioielli di artigianato musicale registrati per tre franchi e dieci centesimi tra il 1987 e il 1997. Seguirono maxi 45 giri, comprese registrazioni tanto rare quanto favolose provenienti da Orano o dalla Francia.
All’origine di questo tesoro musicale, troviamo la ricerca etnomusicologica di Péroline Barbet, nell’ambito del Centro di musica tradizionale Rhône-Alpes (www CMTRA.org) sulle produzioni musicali delle comunità nordafricane della regione di Lione. Realizzata tra il 2012 e il 2014, questa iniziativa è stata poi riproposta in chiave più pop e meno etno dal team di Sofa, tra cui l’appassionato Simon Debarbieux lanciato nell’avventura del Maghreb K7 Club con i ginevrini di Bongo Joe in coproduzione.
Il trionfo europeo del raï
Dedicato alle perle tra raï e disco firmate Khaled Barkat, Asif e Cheb Tati, è appena uscito il quarto disco. Da notare che questi brani si possono trovare anche in formato digitale e per chi è più preoccupato dell’esclusività, esistono anche rare ristampe nel formato originale, cioè la cassetta.
Preziose, accuratamente selezionate e montate a partire da vecchi nastri magnetici, i diritti d’autore pagati ai creatori di questa musica (un punto purtroppo abbastanza raro da essere sottolineato), le ristampe pilotate da Simon Debarbieux ci danno l’opportunità di tuffarci nella storia del raï prima di “1, 2, 3 Soleil”, che fu l’apoteosi commerciale di questo stile musicale in Francia con la registrazione dal vivo nel 1999 di un grande concerto del trio Faudel, Khaled e Rachid Taha.
Quindi torniamo indietro nel tempo. Nell’estate del 1986, sul palco del Festival Paléo, il gruppo Raïna Raï arriva per la prima volta in Svizzera con chitarre elettriche, tastiere e batteria. I sei musicisti di Sidi Bel Abbès firmano l’avvento di un fenomeno: il trionfo europeo e presto mondiale del pop algerino.
1986, inizio dell’epoca d’oro della musica algerina
Qualche mese prima, i media francesi li avevano scoperti durante le ormai leggendarie quattro serate del festival Bobigny, nella periferia parigina, in compagnia delle giovani star del pop-raï oranese: Cheb Khaled, Cheb Mami, Cheba Fadela, Cheb Sahraoui e Cheb Hamid. . Cheb, si trattava di mettere in risalto la propria giovinezza rispetto ai grandi veterani del raï, tra cui la sfacciata Cheikha Rimitti, patrona di feste e matrimoni licenziosi, presto elevata al rango di leggenda non riuscendo a trarre tutti i dividendi da questo successo internazionale .
Il 1986 fu l’inizio di un’epoca d’oro per la musica algerina. Si concluderà brutalmente nel sangue della guerra civile algerina, gli anni bui dal 1992 al 2002 evocati nell’ultimo romanzo “Houris” dello scrittore oranese Kamel Daoud. Questi anni di odio fratricida vedranno cadere sotto i proiettili o le bombe figure come il cantante Cheb Hasni, principe dell’amore raï, il suo produttore Rachid Baba Ahmed, Cheb Aziz o il cantore delle richieste di Kabyle, Lounès Matoub.
Il K7, supporto Rai
Raï ha poi continuato a trionfare sui palcoscenici internazionali, mescolandosi con pop star anglosassoni, cantanti pop francesi e star della canzone libanese-egiziana. Ma per i suoi interpreti, l’esilio in Francia diventa una questione di sopravvivenza.
Alcuni movimenti musicali sono legati alla tecnologia. Quindi il rock’n’roll deve molto ai dischi a 45 giri e il pop ai dischi a 33 giri. Per Rai è la cassetta. Veloce da produrre, economico, facile da trasportare e altrettanto facile da ascoltare su un dispositivo alimentato a batteria, sia in spiaggia, in un bar su uno stereo o più discretamente su un walkman o un lettore musicale portatile quando si tratta di parole così scandaloso che sia meglio non condividerli nel salotto di famiglia. Questo perché il raï affronta tutti i tabù della società algerina, in particolare parlando del desiderio sessuale e dell’alcol, che lo renderanno un obiettivo primario per gli islamisti.
Il Raï oggi in competizione con il rap
E oggi? In competizione con il rap, sia in Algeria che in Francia, il raï non ha detto la sua ultima parola. I suoni di oggi sono altamente digitalizzati e contrassegnati da un uso deliziosamente abusivo dell’autotune, questo trucco informatico per correggere l’accuratezza delle voci qui completamente robotico come le recenti produzioni di Cheba Warda.
Per quanto riguarda i vecchi leader del genere, il loro destino è piuttosto contrastante. Condannato a cinque anni di carcere per tentato aborto forzato della ex compagna, Mami (58 anni) è tornata nel 2020 come ospite in cerca di riscatto in una hit del rapper algerino Soolking. Nella clip: un’autoradio con la simbolica cassetta in modalità pirata e la scritta: “Eravamo pazzi, ci siamo calmati”.
Quanto a Khaled (64 anni), dopo varie condanne (per abbandono familiare), problemi legati all’alcol, incidenti stradali, trasferimenti (in Lussemburgo, Marocco) e una pausa discografica di dieci anni, ha pubblicato il suo ottavo album in modo indipendente nel 2022 in un paese arabo. -Stile andaluso, in particolare con il cantante marocchino Chawki. Sui social, invece, è un altro Khaled, il defunto produttore hip-hop DJ Khaled, a far parlare di più in Francia.
Thierry Sartoretti/sf
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