No, la terapia non si riduce a Lacan e al suo lettino. La stanza Psicodramma di Lisa Guez ci mostra che il teatro, proprio come la psicologia, può essere un vero e proprio vettore di guarigione: il gioco, in tutte le sue forme, può guarire le ferite interiori. Scritto in collaborazione con le attrici della compagnia 13/31, Psicodramma è stato presentato a metà novembre al Théâtre Jean-Vilar di Suresnes, per poi trasferirsi al Théâtre de la Cité di Tolosa il 26 novembre, poi alle Abbesses di Parigi il 3 dicembre.
Fin dalla prima scena, Fernanda, psichiatra in un centro riservato alle donne, pone chiaramente le basi: “Non è teatro, è terapia”. La storia, sorprendente nella sua semplicità, segue Jordane (Jordane Soudre), una giovane psicoanalista che inizia un corso di formazione su un metodo terapeutico che utilizza giochi di ruolo per esplorare emozioni e conflitti interni: lo “psicodramma”. Si unisce a un’unità in declino dove incontra sei colleghi appassionati ma esausti. Un ambiente – dove i pazienti, tutti portatori di traumi, rivelano storie toccanti – che confonde i confini tra realtà e finzione.
Una particolarità di questa produzione è che le sei attrici sul set si alterneranno nei panni degli operatori sanitari e dei pazienti. Un gioco di metamorfosi (fisica e mentale), attraverso il quale Psicodramma mette in discussione la fragilità psicologica umana: ogni cambio di ruolo mette in luce la vulnerabilità e la sofferenza di tutti gli individui, che indossino o meno il camice bianco.
“Possiamo passare molto facilmente da questa sedia a questa”dice Nelly, una badante esausta che ci ricorda che nessuno è al sicuro dalla malattia. L’opera mostra quindi la sofferenza dei pazienti così come quella degli operatori sanitari, invisibili e sovraccarichi.
Uno dei punti di forza sta nella fluidità con cui le attrici si trasformano. L’illusione funziona, con personaggi ben scritti, ognuno segnato dai propri demoni. Attraverso questi molteplici ruoli, lo spettatore è immerso in un gioco di specchi dove il confine tra normalità e follia, tra cura e sofferenza, si fa sfumato. Alla paziente Jessica, che dichiara “Non sono normale, sono pazzo”il dottor Valentine, primario del reparto, risponde con una domanda che sfida gli spettatori: “La sofferenza non è normale?”
In questo dramma, la risata è presente in ogni momento. Questo umorismo, che ha anche un potere curativo, percorre l’intero pezzo e diventa un motore emotivo per due ore e quindici minuti. Ciò che inizia con i sorrisi si evolve rapidamente in un’esplorazione del disagio psicologico, sia tabù che universale. Dipendenza emotiva, assuefazione, schizofrenia: tante ferite intime che mettono a confronto il pubblico con i propri tormenti, trattenendolo con forza fino alla fine. Rimaniamo storditi, scioccati e scossi dal valzer delle attrici. Il pubblico è in consultazione e la diagnosi è scioccante.
Frutto di un approccio collettivo nutrito da improvvisazioni e consigliato da uno psicologo, il pezzo Psicodramma non si limita a ritrarre ruoli, ma dà vita a personaggi profondamente umani, combattuti tra il desiderio di prendersi cura e l’impotenza di fronte a un sistema di cura che sta crollando. Il centro psichiatrico diventa così il crocevia di due mondi spezzati: quello degli individui feriti dalla vita e quello di un sistema sanitario pubblico in difficoltà.
Con una messa in scena creativa e attrici di rara potenza, Lisa Guez offre un’opera che va oltre i confini del teatro, un grido di angoscia e un appello al riconoscimento dell’umanità nella sofferenza. Al termine dello spettacolo, il pubblico, compresi gli operatori sanitari (uno psichiatra alla fine ha elogiato la “credibilità” dello spettacolo), ha fatto una standing ovation, apprezzando la precisione del gioco e dei personaggi.
“Psychodrama”, ideazione e regia di Lisa Guez, con Fernanda Barth, Valentine Bellone, Anne Knosp, Valentine Krasnochok, Nelly Latour e Jordane Soudre. Dal 26 al 30 novembre 2024 al Théâtre de la Cité, CDN a Toulouse Occitanie e dal 3 al 12 dicembre 2024 al Théâtre de la Ville – Les Abbesses a Parigi.
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