Dedicato alle questioni femministe e alla promozione delle donne nelle arti, il Festival des Créatives si tiene attualmente a Ginevra. Nel 2021, il festival ha pubblicato il suo “Quaderno rosa per l’uguaglianza di genere nella cultura”. Ancora disponibile, questo “manuale d’azione” dedica diverse pagine alle questioni relative alle molestie sessuali.
Sono passati tre anni. Sono stati scoperti casi di molestie nel settore dello spettacolo in lingua francese e azioni intraprese dalle autorità pubbliche per regolamentare meglio le pratiche professionali nelle arti dello spettacolo, un campo di attività, come lo sport, in cui i rapporti di potere e le questioni legate al rispetto della personalità o l’integrità corporea sono particolarmente sensibili. Facciamo il punto.
A Ginevra, Città e Cantone, così come nel comune di Meyrin, qualsiasi istituzione, associazione o compagnia artistica che riceva un sostegno finanziario dai poteri pubblici deve ora impegnarsi a firmare una carta di “impegno nella lotta contro gli attacchi alla personalità”. Questo approccio mira a sensibilizzare le attrici e gli attori culturali sul problema delle molestie. È stato istituito con lo scopo di prevenzione. Nessuna carta a Losanna, ma un kit per la prevenzione e l’individuazione dei rischi psicosociali sul lavoro. Il comune desidera monitorare regolarmente le istituzioni culturali per “garantire che tutte le istituzioni culturali abbiano basi scritte e solide in termini di prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro”.
Una firma che comporta diversi provvedimenti
La direttrice del dipartimento culturale della Città di Ginevra, Myriam Jakir Duran, precisa che la firma di questo documento implica diverse misure: “il monitoraggio da parte di tutte le persone impiegate nella struttura di formazione online relativa alla prevenzione delle molestie e, allo stesso modo, una lotta contro le molestie sessuali il kit di prevenzione deve essere distribuito alle persone interessate È inoltre necessario potersi avvalere di una persona di fiducia all’interno dell’associazione, avere un comitato che abbia il ruolo di datore di lavoro, attuare le misure al suo interno dell’associazione e segnalare qualsiasi informazione o dubbio riguardante una situazione che possa ledere la personalità fisica o morale di un dipendente.”
Le autorità pubbliche intendono responsabilizzare questi comitati associativi nel loro ruolo di datori di lavoro. L’onere per le associazioni è troppo modesto per permettersi di assumere una persona risorsa da inserire in una struttura esterna che offra un servizio di “persona di fiducia negli affari”. Le autorità pubbliche sovvenzionano anche una struttura denominata Cultura Spazi Sicuri, capace di raccogliere con discrezione testimonianze in caso di sofferenze sul lavoro e fornire consulenza alle persone infortunate. A Losanna, il dipartimento della cultura trasmette e sostiene questo approccio per la creazione di una “unità fiduciaria esterna per l’intero settore culturale”.
Un approccio volto ad evitare i rapporti interpersonali, poiché la maggior parte di questi comitati associativi sono composti da parenti o amici dell’artista che alla fine beneficiano del sussidio. Esiste infatti, sottolinea Myriam Jakir Duran, “un punto di vigilanza per dissociare chiaramente i ruoli e le responsabilità, sia della direzione artistica, della direzione amministrativa o del datore di lavoro, il comitato”.
Nessuna missione di sorveglianza
Questi approcci offrono una prima rete di sicurezza, ma – ed è qui il problema – non includono una missione di sorveglianza. Si tratta infatti di un compito che resta delegato ai comitati associativi delle imprese. Sapendo che un progetto di spettacolo, per sua natura effimero, riunisce spesso meno di dieci persone, la vicinanza dei protagonisti difficilmente permette l’anonimato o la denuncia di un caso. A Ginevra, il servizio culturale ha assunto una persona per consigliare e, se necessario, guidare le persone confrontate a casi di molestie. Ma anche qui si tratta di raccogliere possibili testimonianze, e non di controllare decine di aziende e altre strutture sovvenzionate.
Come possiamo allora garantire che i casi siano effettivamente individuati e trattati adeguatamente? È qui che può intervenire un’associazione francofona chiamata “Arts-sainement”. Vicina al settore, composta da artisti sensibili a queste problematiche, questa associazione offre consulenza e in particolare consente alle persone vittime di molestie di denunciare il caso tramite un modulo da compilare con diversi criteri caratterizzanti la tipologia di molestia (sessuale, ma anche morale). , relativi al mobbing o al razzismo, ecc.). L’associazione può anche collaborare con le autorità pubbliche e sostenere le persone interessate nel loro approccio alle autorità. Lei ha‘un sito web.
Procedure che restano poco chiare
Aprire un’indagine per molestie di qualsiasi tipo è una cosa. Come possiamo allora correggere o sanzionare un caso di abuso? E come possiamo immaginare cosa accadrà dopo, sia da parte della vittima di abuso che da parte di chi ha commesso un atto di molestia? In questa fase le procedure non sono ancora chiare e sono in discussione con le autorità pubbliche. Può esserci la mediazione, l’obbligo di seguire una formazione specifica in materia di molestie, la sospensione di un sussidio, la sua cancellazione o anche nei casi più gravi una denuncia penale.
E una volta compiuti questi passi, cosa succede dopo, quando l’artista dichiarato colpevole di molestie intende continuare la sua carriera e condurre una nuova creazione, uno spettacolo di danza, un’opera teatrale o una performance? La questione rimane aperta. Alla vigilanza e alla sanzione istituzionale si aggiungono il danno alla reputazione e le reazioni del pubblico e della comunità professionale. Dopo anni di silenzio in un ambiente in cui l’occupabilità è molto fragile, l’argomento rimane molto delicato e può esacerbare le reazioni quando un caso viene finalmente considerato, reso pubblico e trattato da istituzioni culturali e politiche.
Thierry Sartoretti/ld
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