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Omaggio a Quincy Jones, grande artefice di tutta la musica americana

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Quello che ti fa venire voglia di fare cose del generepiù o meno: cosa ti spinge a fare tutte queste cose? Beh, forse, presentarsi abbagliato per la prima volta in una discoteca.

Sì, c’è una melodia di flauto che ti strega, ecco, era il 1978, ci sono le luci, l’atmosfera, tutto quello, ecco cosa può darti, quando sei giovane e innocente, giovane e innocente, il desiderio, come la canzone abbiamo appena sentito dire: «Cose del genere»per assaggiare, cito, il frutto proibito? La droga, il sesso, chissà, circolavano bene nelle grandi città del mondo occidentale nel 1978. «Cose del genere» è una canzone che poteva essere ascoltata lì quell’anno. È stata addirittura la numero 1 nelle classifiche soul della rivista americana Billboard.

Classificazione che ha cambiato nome circa vent’anni fa, oggi si chiama hip-hop/R&B. Tuttavia, riunisce ancora oggi canzoni destinate al pubblico nero americano, secondo una forma di segregazione che non è mai scomparsa del tutto negli Stati Uniti.

Una segregazione alla quale Quincy Jones, il co-compositore, arrangiatore e firmatario del titolo che abbiamo appena ascoltato, non ha mai smesso, nel corso della sua lunga carriera, della sua lunga esistenza, di opporsi. E che non ha mai nemmeno smesso di sfidare.

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L’ho dedicato nel Very Good Trip, sempre disponibile, ovviamente, sull’applicazione Inter, un primo episodio delle avventure musicali di Quincy Jones. Iniziarono molto presto, alla fine degli anni Quaranta, le sue prime registrazioni jazz risalgono alla metà degli anni Cinquanta.

Detto questo, la sua personalità musicale, cangiante e multicolore, si è manifestata, senza dubbio, qualche anno dopo, dopo la sua visita a Parigi, di cui vi ho parlato ieri. Ieri le mie scelte sono ricadute, grossomodo, sulla produzione di Quincy Jones tra i primi anni ’60 e la metà degli anni ’70.

Si è evoluta molto velocemente, c’è da dire che la musica popolare americana, in quegli anni, stava cambiando a vista d’occhio. L’interesse per il contributo di Quincy Jones, almeno questo è quello che ho capito guardando la sua carriera, che non mi era familiare, è che ha portato tutta la sua conoscenza musicale, ho menzionato ieri il modo in cui l’ha perfezionata, in generi molto vari , che ha contribuito ad arricchire più che a plasmare, forse, donando loro, in un solo tocco, il suo tocco di raffinatezza armonica, ritmica, la sua arte di l’orchestrazione colta, elegante ma sempre al servizio dell’essenziale, di una certa semplicità, che non perdeva mai di vista.

Hai sentito «Cose del genere»spontaneamente la descriveremmo come una canzone disco, tra virgolette. Tuttavia, credo che Quincy Jones e i suoi collaboratori, la coppia compositore-performer di Filadelfia Nickolas Ashford e Valerie Simpson, il cantante soul-jazz Chaka Khan, i musicisti d’élite presenti nello studio di registrazione, beh no, non lo sono vi infliggerà una valanga di nomi ma c’era il compianto chitarrista Eric Gale, che aveva frequentato John Coltrane, il batterista Steve Gadd, uno dei grandi nomi di quella che potremmo chiamare la fusione del jazz con altra musica, ovviamente, rock ovviamente.

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Quindi nella mia vita ho incontrato non pochi puristi che, nel rock e anche nel jazz, sono generalmente più anziani ma hanno gli stessi meccanismi di pensiero, che considerano che la varietà, in generale, è un genere inferiore, bastardo, commerciale, Qualunque cosa. Questa non era l’opinione di Quincy Jones, ovviamente, il cui ruolo era portare a tutta la musica che aveva il compito di vestire, era il suo ruolo di arrangiatore, dal più stupido, tra virgolette, al più intelligente, lo stesso cura e la stessa coscienza professionale.

E ha così plasmato un suono che rimarrà quello della musica americana e mondiale, il più sorprendente, senza dubbio, della fine degli anni ’70 e dell’inizio degli anni ’80. Con in particolare Michael Jackson, ovviamente, lui coautore era, di una fusione senza precedenti tra soul, funk, jazz e rock.

Lo ascolteremo, ovviamente, ma prima ci sono state alcune pietre miliari. Come questa traccia di un album pubblicato da Quincy Jones nel 1976 intitolato “I Heard That!! “. È co-scritto ed eseguito dai Johnson Brothers, due fratelli di Los Angeles, George, chitarrista e cantante, Louis, anche bassista e cantante, entrambi purtroppo deceduti. Quincy Jones li aveva notati fin dal loro primo successo, la canzone «Sarò buono con te». Louis è stato il bassista di sessione per gli album trionfanti di Michael Jackson. Questa canzone si chiama « È l’amore che ci manca ».

Per saperne di più ascolta lo spettacolo…

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Playlist:

Quincy Jones – « Stuff Like That – Single Version » (feat. Nickolas Ashford, Valerie Simpson, Chaka Khan) album « The Best of Quincy Jones »
Quincy Jones – « Is It Love That We’re Missin’ » (feat. The Brothers Johnson) album « I Heard That! »
Aretha Franklin – « Hey Now Hey (The Other Side of the Sky) » album « Hey Now Hey (The Other Side of the Sky) »
Diana Ross – Album « A Brand New Day (Everybody Rejoice) » « Diana Ross Sings Songs from Il Mago »
I Jackson – «Dà la colpa al Boogie» album «Destiny»
Michael Jackson – « Don’t Stop ‘Til You Get Enough – Modifica del 2003 » album « Number Ones »
George Benson – « Give Me the Night – Modifica » album « Il meglio di George Benson »
Quincy Jones – «Ai No Corrida» (feat. Charles May) album «Greatest Hits»
Michael Jackson – « Bad – Album rimasterizzato del 2012 » « Bad » (rimasterizzato) 4’07”
Quincy Jones – Album « The Dude » « The Dude » 5’37”
Quincy Jones – « Back on the Block » (feat. Big Daddy Kane, ICE-T, Kool Moe Dee, Grandmaster Melle Mel, Tevin Campbell, Andrae Crouch) album « Back on the Block »
IL FINE SETTIMANA – Album « A Tale by Quincy » « Dawn FM »

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