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Con “Bona”, Lino Brocka filma le disgrazie di una groupie

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Bona (Nora Aunor) e “Bona” (1980), di Lino Brocka. 1980 MS. NORA CABALTERA VILLAMAYOR AKA NORA AUNOR

L’OPINIONE DEL “MONDO” DA NON PERDERE

Uno dei progetti più entusiasmanti nei circuiti di repertorio è il ritorno sullo schermo dell’opera di Lino Brocka (1939-1991), leggenda del cinema filippino, attraverso il distributore Carlotta, che distilla, al ritmo dei restauri, film la cui importanza apprezziamo sempre più.

Ricevuto a Cannes nel 1976 con cineseBrocka ha girato instancabilmente, in un’economia di guerriglia e a una velocità vertiginosa, una miriade di film, fino a diversi all’anno tra gli anni ’70 e ’90, di cui solo una piccola parte è arrivata fino a noi, e molti dei quali sono considerati perduti.

Una sorta di Fassbinder filippino, abbattuto prematuramente all’età di 52 anni, si è infiltrato nei maggiori generi popolari, in particolare nel melodramma (manila1975), per mettere in luce le profonde divisioni sociali e le reali condizioni di vita della popolazione, in un momento in cui sul Paese pesava la dittatura (1972-1986) di Ferdinand Marcos.

Leggi la recensione (2016) | Articolo riservato ai nostri abbonati Ripresa: A Manila, la rabbia dietro gli occhi spenti

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Bona (1980) è, a sua volta, un film miracoloso, rimasto invisibile fin dalla sua apparizione alla Quinzaine des Réalisateurs del 1981, i cui negativi originali sono stati ritrovati proprio di recente, grazie alle indicazioni lasciate prima della sua morte da Pierre Rissient ( 1936). -2018), grande appassionato di cinema, importatore di cinema asiatici. Come titolo, riporta il nome della sua eroina, una studentessa della classe media delle superiori di Manila, interpretata da Nora Aunor, una superstar del canto allora adorata dai filippini, nonché produttrice del film. La scopriamo fin dalle prime immagini nel bel mezzo di una processione religiosa, dove Brocka sembra averla lasciata in incognito, come un passante tra gli altri (e non senza ironia).

Schiavitù volontaria

Bona salta le lezioni e si intrufola sui set per ammirare il suo idolo Gardo, un giovane attore di second’ordine. Un bel giorno, decide di lasciare tutto (la sua bella casa, il suo stile di vita confortevole, la sua educazione, la sua famiglia) per andare a vivere con lui, in una miserabile capanna nel mezzo di una baraccopoli. Diventa allora la sua serva, svolgendo le faccende domestiche, provvedendo ai suoi bisogni, senza il minimo segno di considerazione in cambio. Il giovane gallo non gli risparmia nessuna delle sue scappatelle, come tornare a casa la sera ubriaco fradicio o stare al braccio di una nuova ragazza con cui passare la notte.

Bona si occupa del fenomeno dell supportoqueste groupies occupano un ruolo vago con una stella tra l’assistenza e il puro e semplice sfruttamento. In questo modo, ciò che Brocka prende di mira è, più in generale, il “fanatismo”, questo comportamento indotto dalla società dello spettacolo, che nasconde una forma perversa di schiavitù volontaria. La forza del film è che non cerca mai di giustificare o di trovare una spiegazione alla scelta di Bona, che guarda a lei, e solo a lei. Allo spettatore non resta che contemplarlo in tutta la sua opacità, fino alle sue ultime, terrificanti, liberatorie conseguenze.

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