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Tempo sospeso | La stampa

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In questo prolungarsi dell’estate, mi sono chiesto, a seguito di una recente vacanza in una locanda che frequento da oltre 15 anni sulle rive del nostro maestoso fiume San Lorenzo, cosa può rendere questo tipo di intermezzo di vita quotidiana così piacevole, così utile per noi e per i nostri stati d’animo.


Inserito alle 1:45

Aggiornato alle 9:00

Ci piace ritrovare, in un luogo dove abbiamo soggiornato più volte, i nostri segni di tranquillità. Un rito che ci permette, ad ogni visita, di sospendere i nostri obblighi. Un luogo dove non abbiamo più bisogno di decidere, di pianificare, di organizzare i nostri orari, dove dobbiamo solo lasciarci trasportare, al ritmo delle nostre letture, delle nostre passeggiate e dei nostri sonnellini. Una sorta di segnatempo, un punto di riferimento prevedibile in un mondo pieno di turbolenze, che ripercorre i nostri passi su sentieri già battuti molte volte, ha qualcosa di rasserenante. Come se ritrovassimo una persona cara con la sensazione di non averla mai lasciata.

Camminare sulla spiaggia ascoltando le onde e gli uccelli, vivere al ritmo delle maree del grande fiume, tutto ciò contribuisce al benessere fisico, psicologico ed emotivo che, se ci lasciamo trasportare, ci permette di ricordare noi stessi, nonostante i capricci della nostra età o della nostra salute, che la vita può improvvisamente essere apprezzata attraverso gli interstizi delle pietre sulla spiaggia o dei cespugli di rose selvatiche sul ciglio della strada.

Tuttavia, questi luoghi in cui ci piace tanto tornare, regioni più lontane dai grandi centri, devono affrontare diversi ostacoli per continuare ad accoglierci.

Come avrete intuito, la carenza di manodopera, la stagionalità di queste strutture e i capricci del tempo costituiscono veri problemi con cui si confrontano locande, ristoranti e siti turistici. Si stanno però moltiplicando progetti e iniziative per offrirci un soggiorno impeccabile.

Molti visitatori approfittano di questi luoghi di fuga. Dovremmo senza dubbio essere più sensibili alle sfide delle regioni in cui ci troviamo, alle realtà di coloro che ci permettono di vivere momenti così belli, ma che, anno dopo anno, si preoccupano della sostenibilità delle loro strutture. I governi devono sostenere le iniziative regionali di cui beneficiano i turisti, fornendo loro tutte le leve necessarie per la loro vitalità e il loro corretto funzionamento, tenendo conto della natura sensibile e specifica della loro situazione.

Avevo in mente queste preoccupazioni quando sono andato a trascorrere qualche giorno a Métis-sur-Mer, presso l’Auberge du Grand Fleuve, situato tra Rimouski e Matane. Questo luogo, che presto festeggerà i suoi 30 anni, nasce dal desiderio di offrire un rifugio speciale dove ci accolgono libri, comodità, fiume e gastronomia. Questo ostello ha un’anima e riflette una filosofia di vita. È stata Marguerite, la figlia della coppia che ha messo al mondo questo gîte, a prenderne in mano il destino qualche anno fa.

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FOTO STÉPHANIE MORIN, ARCHIVIO LA PRESSE

L’Auberge du Grand Fleuve, situato tra Rimouski e Matane, festeggerà presto il suo 30° anniversario.

Come in molti altri posti, anche lì la successione è una questione molto importante. Chissà cosa sarebbe diventato questo posto se Marguerite non avesse deciso di fare suo il progetto dei suoi genitori? Si parla spesso di successione in agricoltura, ma la questione si pone anche nel turismo.

Senza questi luoghi a cui ci affezioniamo, tutte queste regioni sarebbero prive di visitatori che, spesso ogni anno, si mettono in viaggio per vedere il mare e contemplare tramonti unici, oppure per scalare montagne o addirittura accamparsi nel loro angolo preferito del Paese.

Tutti sogniamo queste scappatelle che scandiscono i tempi di inattività dei nostri impegni e della nostra vita personale, questi momenti furtivi in ​​cui ci piace ritrovare tracce, emozioni già vissute e persino assaporare ricordi.

Quanto a me, quest’angolo di campagna e questa locanda, al riparo dal tumulto urbano, mi hanno accompagnato, mi hanno visto invecchiare, e il mare ai miei piedi ha regolarmente ricacciato con la sua marea la mia tristezza e la mia stanchezza. Queste ore di felicità contrastano con i momenti che solitamente consumiamo troppo velocemente nell’eccitazione delle nostre attività. Sono balsami sulle cicatrici del nostro anno.

È così banale scrivere, ma così importante percorrere di tanto in tanto una tranquilla strada di campagna che ci costringe a rallentare, respirare e calmarci.

Questo tempo sospeso è come una sedia a dondolo, dove il nostro corpo beneficia della calma dei movimenti ripetitivi. Un rifugio desiderato e benefico. Ci addormentiamo al suono delle onde e l’oscurità del cielo ci permette di osservare stelle di cui abbiamo quasi dimenticato l’esistenza.

È anche un’opportunità per incontrare altri visitatori e godersi la compagnia di una serata. E scoprire un angolo di campagna, con i suoi giardini (come quelli di Métis nel mio caso), i suoi ristoranti di campagna, i suoi prodotti tipici…

Il ritorno alla nostra vita abituale purtroppo cancellerà troppo velocemente questi fugaci momenti di felicità. Il tumulto della vita riprenderà il sopravvento, ma possiamo sempre ricordare a noi stessi che ci sarà una prossima volta.

Speriamo che questi luoghi unici trovino i partner indispensabili alla loro sostenibilità affinché tutti coloro che apprezzano questa parentesi rubata al tempo possano assaporare ancora a lungo le delizie di questi rifugi che così bene si prendono cura del nostro corpo e della nostra anima.

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