Laure Calamy, una mitomane dai mille volti in “Un amico devoto”
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Laure Calamy, una mitomane dai mille volti in “Un amico devoto”

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Alexandre Kauffmann e Laure Calamy, a La Rochelle (Charente-Maritime), 13 settembre 2024. © MARLÈNE PREMIATO PER “LE MONDE”

Durante la serata di apertura del La Rochelle Fiction Festival, Sophie Révil, presidente dell'edizione 2024, ha erroneamente annunciato la presenza di Laure Calamy nei titoli di coda della serie in programma quella sera, I bambini sono resuscitando le risate del pubblico e il sarcasmo della comica di turno, Antonia de Rendinger.

L’attrice è stata nei titoli di coda “soltanto” in due dei programmi presentati quest’anno a La Rochelle, il lungometraggio – diciamo “unitario”, nel gergo dell’industria audiovisiva – Non permetterò che ciò accada di nuovodi Gustave Kervern, presto in onda su Arte, e Un amico devotouna miniserie di quattro episodi, prima produzione francese della piattaforma Max, sussidiaria della Warner Bros. Discovery, che uscirà l'11 ottobre.

Un amico devoto romanza la storia di Alexandre Kauffmann, Il mitomane del Bataclan (Goutte d'Or, 2021), che ha ripercorso la costruzione e il crollo della menzogna di Florence M., che si era spacciata per vittima degli attentati del 13 novembre 2015 prima di essere condannata al carcere nel 2018.

Leggi il sondaggio (2017) | Articolo riservato ai nostri abbonati I narratori del 13 novembre 2015

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Da questa bulimia di ruoli che la rende onnipresente fin dalla serie Dieci per cento lo ha rivelato al grande pubblico e ai direttori del casting, a metà degli anni 2010, Laure Calamy dice, ridendo, nel corso della conversazione, che rimane “un vecchio lavoratore intermittente che ha paura” di non lavorare abbastanza. Ma non è qui per parlare di sé. In un duettto con Alexandre Kauffmann, che ha collaborato alla sceneggiatura diUN amico devotovuole presentare questa miniserie, diretta dal regista Just Philippot (La Nuvola, Acido), che sfida lo spettatore a interessarsi a un personaggio che non ha altra qualità se non un'immaginazione traboccante. Colpevole, come ha detto Just Philippot alla conferenza stampa che ha preceduto l'intervista, di un “una pugnalata al contratto sociale”.

Leggi il ritratto (in “M”, nel 2020): Articolo riservato ai nostri abbonati Laure Calamy, attrice emancipata

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Laure Calamy si vede più come “uno psicologo” che come avvocato difensore. Lei richiama l'attenzione su “il desiderio di avere successo nella vita” del suo carattere, che è passato da un fallimento all'altro, e che vede nel suo inserimento fraudolento all'interno di un'associazione di vittime degli attentati l'opportunità di una “un’avventura che le permette di realizzarsi, di essere riconosciuta, guardata e di alleviare il dolore degli altri”. Come il suo modello nella vita reale, anche Chris (questo è il nome di battesimo del personaggio) ha approfittato della situazione per ottenere un risarcimento. Parlando con Alexandre Kauffmann, Laure Calamy gli ricorda: “Pensi che sia stato più tardi che si è interessata al denaro. Ha vissuto in condizioni precarie. Non la scuseremo, ma, in ogni caso, io la incarno…”

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