A Tunisi per la 10a edizione dei Carthage Musical Days (Jmc), ci troviamo al tavolo con un booker marocchino, il reporter russo-tedesco senza frontiere, Sasha G., affiancato successivamente da un giornalista e tornitore algerino e tunisini.
L’atmosfera è calda e deliziosa. Parla delle arti, della musica in particolare, con le sue note universali e benefiche. È stato amichevole e incantevole finché non è venuta fuori una parola: “Sahara”. Ah, questo deserto… di sabbia mobile! Le menti si impantanano all’improvviso. Questo deserto ci separa dai nordafricani, che in questo momento inconsciamente cominciano a dire “africani” quando parlano di noi subsahariani. Questo deserto, simbolo degli attriti e dell’inimicizia tra marocchini, algerini e l’inaffondabile Fronte Polisario. L’atmosfera si fa un po’ più tesa. Sasha, prima di partire, era lì, intervenendo con un ghigno (che poi è la sua natura, questo simpatico Tubaab africano), la faccia circostanziata suo malgrado del colono e del mercenario.
La discussione è rimasta diplomatica, senza vere e proprie scaramucce, ma a quest’ora del pranzo potrebbe prendere il sopravvento il disagio. Anche se da entrambe le parti ci divertiamo a rompere qualche zucchero sulle spalle, quando andiamo a servirci dei dolci per dessert. Ah maledetta politica! In quel momento mi viene in mente, con un’eco lontana, la riflessione di un vecchio amico: “Gli arabi sono d’accordo solo su Oum Kalthoum”. L’indescrivibile diva egiziana è ancora adorata in tutto il mondo arabo; possiamo ancora vederlo in questi JMC. Lei è l’unica figura che fa battere all’unisono i cuori degli orientali. Anche riguardo alla causa palestinese, le convinzioni e le azioni rimangono fluide nella Lega Araba.
Del resto non sono solo loro a vibrare del genio di Oum Kalthoum che, per la storia, ha aperto l’Olympia di Parigi e diversi palchi agli africani (senza distinzione di carnagione, ovviamente). Sapevate che Youssou Ndour, per la sua opera “Egypt” che gli è valsa i Grammy Awards (2005), il massimo risultato musicale, si è ispirato lontanamente alla Stella d’Oriente? Sì, da giovanissimo, negli anni ’60, si immergeva nella voce celestiale di Oum Kalthoum, ogni primo giovedì sera del mese sulla radio transistor, con lo spettacolo “La Voix du Caire” su Radio Senegal. Youssou Ndour renderà persino omaggio all’egiziano prendendo in prestito le melodie di “Ansak” per il suo singolo “Teyel Ko”.
Lo avrete indovinato, sosteniamo la tesi secondo cui la cultura resta il miglior strumento diplomatico e di aggregazione dei popoli. I regimi autocratici avevano intelligentemente investito questo viale, promuovendo forti gruppi culturali che adornavano le loro immagini, coprivano le austerità e romanticizzavano il cesarismo. Cuba ha cantato sulle note dell’Orquesta Aragon in piena crisi e sotto i ferri di Castro, ammettendo l’Orchestra Broadway del nemico yankee. Ahmed Sékou Touré aveva giurato per l’influenza del leggendario Bembeya National Jazz of Guinea e di altre gioie culturali. I Balletti Africani di Guinea finanziarono lo Stato con le entrate delle tournée, quando il paese attraversava le peggiori difficoltà economiche a causa della Francia infastidita dal No del settembre 1958.
Altro aneddoto: a quanto si dice, Sékou Touré sorrise ascoltando per la prima volta la sontuosa “Beni Barale”. Successivamente ha ammesso il ritorno di alcuni esuli guineani. Ah quando vi diciamo che la musica addolcisce la morale! I nostri Stati traggono vantaggio dal sostenere fortemente le arti, promuovendole e, meglio ancora, costruendo solide politiche culturali. Non sono solo questo respiro rinfrescante dei cuori e delle anime.
Le arti, infatti, generano un’enorme felicità economica, in un momento in cui si stanno affermando come la principale questione mondiale. I flussi sono stimati in migliaia di miliardi di FCfa. La Tunisia, con più di 400 festival durante l’anno, ride nonostante la crisi soprattutto grazie alla sua vitalità artistica. Con buone infrastrutture, contenuti congruenti ed eventi come le “Giornate culturali patriottiche”, la nostra felicità nazionale lorda aumenterà vertiginosamente. E ci vuole così poco! Non è poi così male servire pane e circhi. L’importante è che il pane non sia avvelenato e che i giochi non siano perversi.