Lanciato da 3 Scènes, il secondo gruppo autonomo di spettatori è composto da membri della scuola Rock’in Jazz del club Léo-Lagrange. Con il supporto di Gaël Leveugle di Ultima Necat, l’obiettivo è arricchirsi culturalmente mettendosi in discussione, nel corso di sei spettacoli.
Analizzare uno spettacolo nei minimi dettagli una domenica mattina, a temperature sotto lo zero, è la vita che i quindici membri del Gruppo Autonomo Spettatori (GAS) hanno deciso di condurre. Ed è proprio al club Léo-Lagrange che è successo, domenica 19 gennaio.
Guidato da 3 Scènes, in collaborazione con la società Ultima Necat, il sistema è stato rilanciato quest’anno. “È uno strumento sociale e civico che ci permette di sostenere il pubblico nell’esplorazione di nuove forme artistiche, di interrogarsi su questioni sociali e di ricordarci la legittimità delle parole di tutti”, riassume Sarah Valent, responsabile della mediazione culturale per il 3 scene. L’azione fa anche parte dell’etichettatura 100% Educazione Artistica e Culturale (EAC) del Grande Agglomerato di Saint-Dizier.
Apertura
Per questa seconda promozione, è verso il club Léo-Lagrange che tutti gli sguardi sono puntati. E in questo caso, la scuola di ballo Rock’in Jazz: “La proposta è stata suggerita a tutti i membri, i volontari hanno poi risposto”, precisa Isabelle Delaunoy, vicepresidente del club. I profili sono molto vari, eterogenei, si va dagli studenti ai giovani pensionati.
Concretamente, fino alla fine di maggio, i partecipanti assisteranno a sei spettacoli con l’espressione corporea come filo conduttore. Al Manège de Reims, all’ACB di Bar-le-Duc, a Les Fuseaux di Saint-Dizier… Il primo vero incontro si è svolto il giorno prima, sabato 18 gennaio, al Nouveau relax di Chaumont (leggi a pagina 15 ) . Ogni spettacolo è seguito da un laboratorio di brunch per approfondire ciò che tutti hanno visto, sentito, apprezzato o meno, il tutto con il supporto di Gaël Leveugle, regista e attore, co-creatore della compagnia Ultima Necat. L’unica differenza con la prima edizione del GAS è che i volontari non faranno programmazione.
Domande
Questa domenica mattina gli interventi proseguiranno per due ore per ritornare alla sera del giorno prima, dal titolo Uno tre duee tagliare in tre parti. “Tre coppie: maschile, femminile e mista”, analizza Gaël Leveugle, che sottolinea la partecipazione di “due compagnie chaumontesi”, prima di approfondire l’argomento. La scenografia attorno ai colori bianco e nero, la scelta della musica, l’orientamento e la potenza delle luci, la posizione degli artisti e l’ipervicinanza a volte con il pubblico, i costumi utilizzati, l’uso dello spazio… Niente non è dimenticato.
Ovviamente la passione del gruppo per la danza si traduce in un’analisi tecnica, in particolare sull’uso dei corpi. L’aspetto sociale è sviluppato anche dalla questione della virilità maschile, attraverso la tavola Circolo maschile, eseguito dalla compagnia Kosa. Le discussioni si concentrano anche sulla rilevanza dei fogli delle stanze e sull’importanza di visualizzare – o meno – i teaser nel preambolo; tra utilità nel comprendere il processo e sorpresa nell’assistere ad una rappresentazione diversa da quella descritta. La sessione si è conclusa con una valutazione complessiva che va dal singolo al triplo.
Visioni
Tra le indicazioni del regista e le testimonianze di Manon, David, Catherine, Marine o Capucine (per non parlare di tutti), funziona l’apertura mentale: “Il fatto di aver discusso tutto insieme mi ha permesso di realizzare diverse cose che pensavo non aveva necessariamente osservato il giorno prima. Per questo ho rivisto la mia valutazione», spiega Florence Joséphine, una delle protagoniste dell’organizzazione del gala Rock’in Jazz. Dopo una breve pausa di un anno, sostituita nel 2024 da una sfilata di moda-danza, l’evento discoteca tornerà il 7 e 8 giugno.
Per la seconda uscita, i membri del GAS si recheranno a Reims, giovedì 6 febbraio, per assistere allo spettacolo Quando l’emorragia si fermacon un debriefing dopo la sala. Una nuova configurazione, tra danza e videoproiezioni, e la menopausa come soggetto sociale.
Louis Vanthornout
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