Cinema in lutto –
“Twin Peaks”, la matrice di David Lynch
Morto il 15 gennaio, il regista ha cercato, attraverso dieci film e una serie, di parlare di vita, morte e amore. Tanti gli elementi presenti nella celebre saga, opera della sua vita.
Pubblicato oggi alle 11:57
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Aveva un animo solitario, ma amava la buona compagnia, il caffè e le sigarette. Soprattutto le donne, che ha filmato nel corso della sua carriera. Laura Dern, Sherilyn Fenn, Naomi Watts, Sheryl Lee… È stato quindi del tutto naturale che le abbia riunite nell’opera più importante della sua vita, “Twin Peaks”. Dopo una prima stagione di otto episodi nel 1990, la serie proseguirà con una seconda stagione nel 1991, poi con un lungometraggio, “Twin Peaks: Fire Walk with Me”, nel 1992, che sarà selezionato a Cannes. Le cose avrebbero dovuto lasciarlo lì. Ma con sorpresa di tutti, per il 25° anniversario della serie, Lynch ha firmato una magistrale terza stagione, “Twin Peaks: The Return”, trasmessa nel 2017, che ha decostruito tutto ciò che era accaduto prima.
Perché all’interno della galassia lynchiana, “Twin Peaks” si distingue come una somma che riassume tutto, da “Eraserhead” a “Inland Empire”, passando per “Blue Velvet” e “Sailor and Lula”. Il successo verrà raggiunto molto rapidamente, ma oltre a ciò la serie si trasformerà rapidamente in un’ossessione. Non guardiamo “Twin Peaks”, lo divoriamo. Ma cosa lo rende così avvincente? Il suo scenario? Il suo universo? I suoi personaggi? Difficile dirlo, figuriamoci spiegarlo. Proviamo a vederlo più chiaramente.
Il mistero(i)
“Twin Peaks” è la storia di una cittadina americana nello stato di Washington, che precipita nella follia quando il corpo di una studentessa, Laura Palmer, viene ritrovato in riva a un lago. Il filo conduttore dello scenario si riduce a una domanda: chi ha ucciso Laura Palmer? Attraverso il prisma di una miriade di personaggi, uno più intrigante dell’altro, i pezzi del puzzle della vita della giovane donna si incastrano per risolvere (o meno) il nocciolo del mistero, una nozione essenziale dell’opera che darà anche il titolo dell’adattamento francese: “Mysteries in Twin Peaks”.
Nella serie, due mondi si scontrano. Quella razionale dell’indagine poliziesca, e l’altra, più oscura, dell’esoterismo. “Twin Peaks” esplora il ventre della società, nello stile di “Blue Velvet”, attraverso i vizi, il male, la sofferenza e persino l’amore. “Il mondo ha un cuore selvaggio e una testa malata”, ha scritto Barry Gifford, sceneggiatore e soprattutto autore di “Sailor e Lula”. Un leitmotiv che riassume tutto il lavoro di David Lynch.
Un’opera mondiale
Il successo di “Twin Peaks” è intrigante. Inclassificabile, la saga è l’esatto opposto delle serie del suo tempo. La storia è complessa, intervallata da sogni e incubi che influenzano la realtà. Una dimensione che avrebbe potuto scoraggiare non solo gli studios, ma anche il pubblico dell’epoca che alimentava forzatamente “Starsky e Hutch” e gli altri “Columbo”. Allora come spiegarlo?
Magari affermando che ce n’è per tutti i gusti. Gli appassionati di thriller raccolgono gli elementi dell’indagine, i cuori di carciofo si sciolgono sotto le storie d’amore e i sognatori capiscono finalmente come è costruita la loro psiche. “Twin Peaks” è questo, ma non solo.
Alcuni attribuiscono a Lynch una dimensione surrealista, nella tradizione di Man Ray, Prévert, Dalí o Carroll. Tuttavia, il suo stile è più astratto. Come un grido dal cuore, Lynch si impadronisce del cervello del suo pubblico per modellarlo e distorcerlo, prima di restituirlo cambiato per sempre. Ispirato da Cocteau, ossessionato da Tourneur, riesce a sposare l’irreale e il concreto come nessun altro. C’è qualcosa di “La Bella e la Bestia” e “Il Felino” nel suo modo di filmare le donne, fatale e lacerato. Una dicotomia su cui tanto ha lavorato Lynch nel corso della sua carriera artistica.
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Il male assoluto
Con David Lynch, tutto è davvero una questione di tema. Ogni film esplora una direzione molto specifica, facendo eco agli altri. Ma se c’è un’opera che racchiude tutto, ma proprio tutto quello che David Lynch ha offerto al cinema, è “Twin Peaks”. Sarebbe troppo lungo stabilire tutti i collegamenti esistenti tra la serie e il resto della filmografia, ma risaltano alcuni temi.
In superficie c’è ovviamente la dicotomia della bionda e della bruna, già evocata da Hitchcock con “Vertigo”, presente in “Blue Velvet”, “Sailor e Lula”, “Mulholland Drive” e soprattutto “Twin Peaks”, con un’ispirazione teatrale. La bruna è Salomé, la bionda è Phèdre. Confrontate, scontrandosi, queste figure si invidiano e si distruggono a vicenda, come Dorothy e Sandy, Lula e Perdita, Rita e Betty, Laura e Donna nelle opere sopra citate.
Donne che si evolvono in un mondo dove il male è proteiforme. La follia come essenza, la ricerca della sofferenza come forza trainante, il dolore attraverso l’avidità per giustificarlo… In “Twin Peaks”, Lynch offre quindi un percorso per unificare il male e trovargli un’origine. È semplicemente nato nel New Mexico, nel 1945, con il lancio della prima bomba nucleare. Una lettura profondamente pacifista che sviluppa nell’episodio 8 della terza stagione. Un episodio considerato da alcuni il capolavoro assoluto di Lynch.
Coda
Elemento di epurazione, il fuoco si incarna anche come dimensione importante del suo cinema. Per nascondere prove, come in “Sailor e Lula”, o per uccidere, come in “Twin Peaks”. “Fuoco, cammina con me”, pronuncia anche un personaggio della serie. Come un mantra, sia per il regista che per lo spettatore, il significato di questa frase rimane un mistero. Vi troviamo però un simbolo tragico, al momento della morte del regista. Mentre Los Angeles brucia, portando via la leggendaria strada di “Mulholland Drive”, muore David Lynch. Questa volta è finita. Addio “Twin Peaks”, addio David Lynch. AGG
Un artista di temperamento
La pittura è stata la sua prima vita da artista. Seguiranno incisione, disegno, scultura. Ma mentre l’America è pop, David Lynch rimane ancorato tra surrealismo ed espressionismo per servire le sue idee. “Sono un traduttore di idee, indipendentemente dal mezzo”, confidò allora. che ha esposto al Museo Alexis Forel di Morges nel 2018. Così, nelle sue opere grafiche, c’è una società allucinata dai propri gesti che si dibatte nell’oscurità. C’è anche il temperamento di un artista totale. FMI
David Lynch affascinato dalla musica
L’aspetto musicale più significativo dell’universo di David Lynch rimane la sua collaborazione con il compositore Angelo Badalamenti, che firma più della metà delle colonne sonore dei suoi film con questo caratteristico ponte tra le sue radici classiche, la sua sensibilità jazzistica e il suo appetito per i suoni sintetici.
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Ammaliante, il musicista cristallizza il fascino del cineasta per la musica che estende il mistero dei suoi film attingendo a Presley, Bowie, Jimmy Scott e Trent Reznor, senza dimenticare il famoso successo di Bernie Wayne e Lee Morris, questo “Blue Velvet” che aiuterà far rivivere.
Musicista lui stesso, Lynch non sarà ricordato per la sua evanescente “Cellophane Memories” del 2024, con la cantante Chrysta Bell, a cui preferiremo “Crazy Clown Time” del 2011 e il suo blues industriale inquietante. BSE
Creativo come designer
David Lynch ha anche fatto importanti apparizioni alle principali fiere di design. A Milano lo scorso anno è tornato con la sua installazione “Interiors. Una stanza per pensare. Al regista è sempre piaciuto mescolare l’arte del tempo con quella dello spazio, arrivando a progettare lui stesso l’arredamento degli appartamenti in cui ha girato alcuni dei suoi personaggi. Una delle sue creazioni più famose come designer: la discoteca “Silencio” di Parigi, ispirata all’omonimo club di “Mulholland Drive” e, già, la Red Room di “Twin Peaks”. GCO
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