Accade, in letteratura, che i vincoli o gli ordini producano meraviglie. La prova è ancora una volta data con Il lato oscuro della regina che è appena stato pubblicato nella collezione “Traits et Portraits” del Mercure de France, diretta da Colette Fellous. Le regole del gioco?
Produrre un testo di ispirazione autobiografica che dialoghi con immagini personali. Marie Nimier ha preso parte all’esercizio e ha firmato uno dei suoi libri più belli, vent’anni dopo la Regina del silenzio, racconto autobiografico su suo padre, lo scrittore Roger Nimier, premiato nel 2004 con il Premio Medici. È dalla parte della madre, come si direbbe da quella di Guermantes o di Méséglise, che il romanziere sceglie questa volta di cimentarsi, rimettendo nella professione la materia di una memoria imprevedibile.
Giustapposizione di passato e presente
Di sua madre, una bionda dagli occhi azzurri di spettacolare bellezza, come testimonia il ritratto in bianco e nero che apre il libro, la scrittrice conserva il ricordo di una regina, languida ogni domenica sotto una coltre di code di zibellino, d’dove una perfetta la gamba nuda sporgeva. Un’immagine che strizza l’occhio a quella dell’anziana signora dai capelli radi che bombarda la figlia con la litania dei suoi dolori, di cui la ritiene incidentalmente responsabile. Poste sotto il segno dell’ambivalenza, le prime pagine danno il tono di un rapporto complesso fatto di amore, dipendenza e fastidio reciproco.
Come si scaverebbe in archivi gettati alla rinfusa sul tappeto del soggiorno, Marie Nimier giustappone passato e presente, evoca sensazioni o la loro assenza, il carburante della sua scrittura. “Soffro di un difetto d’immagine”scrive, sottolineando di non avere foto della sua famiglia riunita. Non mancano però gli oggetti: disegni di bambini, lettere, un piccolo guanto carbonizzato, una traccia dell’incendio scoppiato nella casa di Le Havre dove sua madre, da bambina, quasi morì.
Troviamo dentro Il lato oscuro della regina episodi già scritti altrove: un tuffo nella Senna intorno ai vent’anni, il corpo intorpidito dai sedativi, o il tentativo straziante della bambina che era di attirare l’attenzione del padre con una cena e un uovo fritto di plastica finito in un posacenere , la sigaretta di suo padre incastrata nel tuorlo.
Il capo degli ussari, compagno di bevute di Antoine Blondin, non emerge da queste scene che lo dipingono come un uomo brutale e geloso, amante delle auto pericolose e della carne fresca, un marito volubile intenzionato a mettere a soqquadro la casa. notte del suo matrimonio.
Tra modestia e umorismo sfacciato, Marie Nimier gratta via la vernice che ricopre la leggenda, naviga a vista tra le bugie di sua madre e i vuoti di memoria per evocare “il male del silenzio”. Romanzo, storia, qualunque cosa. Strada facendo, avanza nella zona grigia autorizzata dalla finzione, questo strato sottile che copre la realtà, “sia un bastione che un’uscita di sicurezza”. Juliette Gréco, una delle prime persone a cui Marie Nimier aveva affidato l’idea del titolo per un seguito la Regina del silenzio, aveva sottolineato l’ambiguità. Chi è la regina, la madre, la figlia, le due messe insieme? Alcune domande devono rimanere senza risposta.
Il lato oscuro della reginaMarie Nimier, Mercure de France, 260 pagine, 23 euro
Più vicini a chi crea
Umanità ha sempre sostenuto questa idea la cultura non è una merceche è una condizione della vita politica e dell’emancipazione umana.
Di fronte alle politiche culturali liberali, che indeboliscono il servizio pubblico della cultura, il giornale denuncia la resistenza dei creatori e di tutto il personale culturale, ma anche la solidarietà del pubblico.
Posizioni insolite, audaci e uniche sono il segno distintivo delle pagine culturali del giornale. I nostri giornalisti esplorano dietro le quinte del mondo della cultura e la genesi delle opere che fanno e scuotono le notizie.
Aiutaci a difendere un’idea ambiziosa di cultura!
Voglio saperne di più!