L’edizione 2025 di “Pekin Express” inizia questo giovedì 16 gennaio su M6. Per i vent’anni di questo gioco d’avventura, le dieci coppie di candidati si sfideranno in Africa percorrendo ben 200.000 chilometri attraverso quattro paesi: Tanzania, Mozambico, Lesotho e Sud Africa. Lo storico direttore di gara, Stéphane Rotenberg, ha confidato a “Sud Ouest” i suoi ricordi di vent’anni di gare.
Qual è la stagione che ricorderai per sempre?
Il primo resta emblematico perché ci si chiedeva se i concorrenti ce l’avrebbero fatta. Non dobbiamo dimenticare che vent’anni fa le comunicazioni erano molto meno sofisticate. Quando arriviamo alla Piazza Rossa a Mosca, non ho più notizie delle coppie da tre giorni eppure arrivano lì senza nemmeno un piccolo intervallo l’uno dall’altro. Abbiamo capito in quel momento che era possibile. Questa prima stagione ha gettato le basi per tutto ciò che è seguito. Successivamente, anche la scoperta di ogni continente ha avuto un grande impatto su di me.
Hai tempo per goderti le location durante le riprese?
E’ vero che non ci tratteniamo sul posto. Restiamo solo dalle tre alle cinque ore. Ma attraversiamo paesi, restiamo lì per settimane intere, abbiamo molta gente del posto nella nostra troupe cinematografica. E’ ovvio che vorrei restare più a lungo in certi posti e purtroppo dobbiamo partire in fretta.
“Oggi seguiamo i candidati, sappiamo quasi al minuto quando arriveranno”
Cosa è cambiato di più in tutti i suoi anni?
Tecnologia. Non possiamo immaginare quanto questo si sia evoluto. Ma per i candidati questo non cambia nulla. Oggi, li seguiamo, sappiamo quasi al minuto quando arriveranno. Le innovazioni tecniche hanno reso la nostra vita più semplice. La gara è più vivace con tanti eventi, mettiamo maggiore pressione sui concorrenti rispetto a vent’anni fa. Quando arrivano davanti a me ho già molte informazioni su quello che è successo loro, non tutte ovviamente. All’inizio di “Pechino” c’erano zone bianche quasi ovunque, avevamo bisogno dei telefoni satellitari. Li abbiamo ancora per le zone desertiche, in America Latina, il continente meno popolato. L’esplosione dei telefoni cellulari ha inoltre notevolmente migliorato la sicurezza di tutti.
C’è una coppia che ti ha colpito più delle altre?
Sono rimasto molto colpito dalla coppia del Gers, Jean-Claude e Axel, il nonno e suo nipote, all’epoca 75 e 22 anni, che hanno vinto l’evento l’anno scorso. Jean-Claude rimane il vincitore più anziano del “Pekin Express” in un evento molto impegnativo dal punto di vista mentale e fisico. Avevamo una semifinalista ottantenne. Questo è un messaggio incredibile inviato al pubblico. Ci sono molte coppie che hanno segnato l’evento perché erano divertenti o non erano affatto abbinate ma lì non pensavo che fosse possibile per loro vincere, perché una finale è molto più dura delle altre. Ci sono anche i Palois Jean-Pierre Bouvée e François Genevet, vincitori nel 2011. Sono ragazzi straordinari, carismatici e amichevoli. Ci uniscono ricordi forti.
Ha mantenuto rapporti con alcuni ex candidati?
Ci sono molti concorrenti che non vogliono “diventare famosi”, quindi dopo “Beijing Express” tornano alla loro vita di sempre. Ma c’è un’eccezione, si tratta di Ludovic, belga vincitore con Samuel dell’edizione 2012. Oggi è una vera star televisiva in Belgio. Lo incontro qualche volta sulle collaborazioni tra i nostri canali e lavora anche per RTL, che appartiene al gruppo M6. Ci siamo visti al management, poi durante il Telethon belga e talvolta produco spettacoli in Belgio. È quello che ho visto di più. Per altri, quando ci incontriamo di nuovo, le cose ricominciano subito perché abbiamo in comune “Pechino”.
Da diversi anni presenti coppie strane. Sono coppie improbabili che lasciano il segno nel pubblico, come l’anno scorso Ryad e Saintais Louison. In questa nuova edizione ci sono Moâde e Ludovic. Cosa puoi dirci di loro?
Dovresti sapere che abbiamo molta scelta per le coppie, ma pochissima per gli estranei. Solo il 5% circa delle persone si presenta da solo. Devono essere persone molto diverse ma che hanno abbastanza cose in comune per andare d’accordo. Quest’anno abbiamo incontrato Ludo, single, un ragioniere molto solitario, che non viaggia, parla sempre di sua madre. È un grande fan dello spettacolo. Ci ha ricordato cose che avevamo dimenticato…