La casa si trovava al 128 di avenue Philippeville, a Charleroi, a un’ora di macchina da Bruxelles. Solo un’ora e ti senti come se stessi lasciando la Terra per un altro sistema solare, lasciando la capitale d’Europa per una città diversa dalle altre. La sua prosperità, un tempo basata sull’estrazione del carbone e sulla metallurgia, è scomparsa da qualche parte negli anni ’60 con la deindustrializzazione, congelando la metropoli e ponendola di fronte a un futuro tutto da inventare.
Al 128 di avenue Philippeville, il proprietario, Marc Dutroux, abbandonò il locale il 13 agosto 1996, dopo il suo arresto da parte della polizia belga, con la sua compagna, Michelle Martin, e due dei suoi complici. Riconosciuto colpevole nel 2004 di omicidio, stupro di minori e rapimento, sta scontando l’ergastolo nel carcere di Nivelles. Il suo fantasma infesta ancora la città, anche se la sua casa non esiste più. Raso al suolo nel 2022, è stato sostituito l’anno successivo da un giardino commemorativo denominato “Tra terra e cielo”. Un nome scelto dai genitori di Julie Lejeune e Melissa Russo, due bambine di 8 anni rapite nel giugno 1995 vicino a Liegi, imprigionate nel seminterrato della casa, e i cui corpi sono stati ritrovati in un’altra proprietà di Marc Dutroux.
I mattoni bianchi utilizzati per il memoriale contrastano con i mattoni neri delle altre case di Marcinelle, la seconda zona più popolata di Charleroi. Parte di questo quartiere un tempo ospitava stabilimenti industriali pesanti, ora deserti, tra altiforni dismessi, gru abbandonate e un gigantesco tunnel aereo, mai smantellato, dove un tempo transitava il carbone. Le vestigia di questo splendore industriale, come una gigantesca cicatrice urbana, riportano costantemente questa città al suo passato lacero.
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