Gli elementi essenziali dell’anno musicale del Quebec secondo Philippe Renaud, Philippe Papineau e Sylvain Cormier.
1. AbracadabraClo Pelgag
Questo è già il quarto album per Klô Pelgag, che a 34 anni ha realizzato nella musica ciò che molti non faranno in una vita. Questo Abracadabra richiede e merita pienamente tutte le qualificazioni legate alla magia, perché queste abbondanti canzoni sono sorprendenti. Klô Pelgag, alla regia per la prima volta, è in grande forma vocale e ci immerge in una ricerca della felicità disseminata di paure, insidie, dubbi. Qui si muovono alternativamente la donna, l’amante, la madre e il cittadino.
2. Primo MaggioMyriam Gendron
Questo è forse il segreto più grande da scoprire tra gli artisti locali. Myriam Gendron, timida per natura, va detto, merita tanta luce, ancora più luce. Questo terzo disco Primo Maggio stupisce innanzitutto per la qualità dell’impostazione sonora, dove la dolcezza della voce e delle chitarre folk viene esaltata. Facciamo subito il nostro nido lì. Restiamo poi per le melodie che danzano con la tradizione, e per la poesia bilingue e toccante, dove si esprimono lutto e speranza, tra le altre cose.
3. Luce di guardiaBibi Club
Non ordinaria, la coppia Adèle e Nicolas. Il loro secondo Bibi Club è diverso da qualsiasi cosa conosciuta. Nessun piano, squilibrio quasi costante. Canto scout elettro-folk? È un po’ così, ma non solo. Parliamo dei pezzi di resistenza per la generazione ipersensibile e bisognosa di senso. Letteralmente, la musica creata d’istinto da questi avventurosi piccioncini non smette mai di svanire, le chitarre fluiscono, tutto scorre, possiamo rassicurarci solo cantando le canzoni. Qualunque cosa accada.
4. Un caos di fioriGRANDE | CORAGGIOSO
Il trio di Montreal riesce a risucchiare lo spirito dei tempi, la preoccupazione, lo sconforto, in questo album di testi di poeti (Emily Dickinson, Esther Popel), interpretati dall’inquietante Robin Wattie, trasformati in canzoni popolari che si piegano sotto il peso di chitarre elettriche (principalmente Mathieu Ball, Tasy Hudson alla batteria a completare il gruppo). Massiccio e intimo allo stesso tempo, metal, sperimentale, contemplativo, assolutamente accattivante.
5. Cuore dell’asiloShaina Hayes
Questo è l’album più Gaspésie dell’originale Gaspésie: la cantante folk-rock ha scavato nella sua infanzia contadina per raccoglierne l’usufrutto. Ricco del suo paese country, l’album si nutre di queste gioie fondanti, ma porta anche domande. Cosa resta dell’asilo? Il cuore intatto, una voce delicata, le verità. Le storie del primo ricordo, ci canta Shaina sull’orlo del grande successo nordamericano, sono roba di una vita, a patto di saperle ascoltare.
6. CardinaleSenza casco
Otto (!) anni dopo il disco Effetti specialiSenza casco era atteso con una certa eccitazione dalla sua base di fedelissimi. Oh gioia, l’offerta musicale, Cardinaleriempie meravigliosamente i cuori pazienti. Stéphane Lafleur riesce ancora a spezzarci in due con i suoi testi, economici nelle parole ma forti nelle immagini e nelle emozioni. È “l’eleganza nei dettagli”, come canta. Menzione speciale alla cinematografia Qualcosache apre il campo di possibilità per il quartetto.
7. MercoledìFlorent Vollant
Anche freddamente decontestualizzato, Mercoledìsesto album solista del veterano Florent Vollant, vibra in modo magnifico. E quando sappiamo che il musicista Innu ha dovuto superare le conseguenze di un ictus, siamo ancora più commossi. E quando lo sapremo Mercoledì è portato dalle linee di basso del compianto Réjean Bouchard, dalle parole del fedele compagno André Lachance, dal sostegno di suo figlio Mathieu e del gruppo Maten, insomma, dalla sua comunità, siamo molto commossi. Possa questo disco non essere il suo ultimo!
8. Nessun titolo al 13 febbraio 2024 28.340 mortibuona fortuna a te! Imperatore Nero
La cornice musicale, tristemente necessaria, di un anno segnato dai conflitti armati. Senza titolo, il collettivo post-rock di Montreal si riferisce agli abitanti di Gaza massacrati, cercando nelle sue composizioni un barlume di speranza per la pace, un motivo melodico che emerge dal vortice di violini, chitarre e tamburi. L’album si conclude con l’epopea Macerie grigie – Germogli verdiuniamoci: “ la guerra sta arrivando. non arrenderti. scegli un lato. aspettare. Amore. », riassume il gruppo presentando l’album.
9. Fuoco nei lillàBEYRIES
Successo, per due motivi. Due obiettivi raggiunti. Abolire il più possibile le distanze, abbattere le barriere, «stendere i guardrail», canta. L’altra parte: offrire per la prima volta un album interamente in francese. In più che stretta collaborazione con l’attore Maxime Le Flaguais, Amélie Beyries si è impegnata qui a rivelarsi, prima a se stessa, poi a lui per trasporre le confidenze in abili rime in cui può abitare completamente. Presta il tuo orecchio, apri il tuo cuore.
10. MimìCorridoio
Innanzitutto c’è questa copertina, tanto sorprendente quanto sorprendente, questo primo piano illustrato di un vecchio gatto. E ci sono questi 32 minuti ipnotizzanti, in cui i quattro ragazzi del gruppo appaiono più pacifici, in totale controllo del loro sound rock che è allo stesso tempo nervoso e nebbioso. Il corridoio già consegna con Mimì un quarto disco – il secondo per l’etichetta americana Sub Pop -, e coglie l’occasione per porre maggiormente l’accento sui suoni sintetici e un po’ meno sugli schemi ripetitivi delle chitarre elettriche. Un successo.
11. Richiesta specialeBravo bambino
“Accendo falò / e il mio cuore batte forte”, dice la cantante Daphné Brissette, nella canzone Roccia della passione. Ci sono 12 bellissimi falò accesi nel terzo disco di questo supergruppo, più grandi della somma dei suoi musicisti – molti dei quali suonano anche da solisti. Bon Enfant sa conservare la sua magia, ma muove passi di danza e si distacca dalle sue influenze. E’ più nervoso, le chitarre sono complessivamente taglienti e le tastiere indulgono in microdosaggi.
12. La mia mano nel fuocoÉmile Proulx-Cloutier
La chiave della grande opera viene data subito. “Non lasciarmi solo / Ho il sole fragile / E l’acqua che sale lì / Avrò bisogno di braccia / Ci sono montagne da spostare / Teste che escono dalla sabbia / Cuori appoggiati ai cavi”: così recita la terza di cento strofe raggruppate in tre giardini e diciassette mazzi di fiori, canti intervallati da cinque passaggi di pianoforte. Tre atti, un orizzonte infuocato e la mano di Émile Proulx-Cloutier immersa in esso. Niente di meno.
13. IlhadaMonica Freire
Che ritorno splendente! Dopo dieci anni di silenzio, Mônica Freire riporta in vita la sua penna vivace e intrisa scanalature dal suo nativo Brasile, le sue belle chitarre, i suoi ritmi grigliati, conditi con un tocco di modernità (l’impulso quasi house della canzone del titolo). L’album porta anche la firma del regista Jean Massicotte, che anche quest’anno si è distinto lucidando gli ottimi album di Djely Tapa (Dankoroba) e Ramon Chicharron (Nebbia).
14. Albedo/PareliaTotalmente sublime
Due anni di concerti-laboratorio per arrivare a questo doppio album geniale e accattivante del trio Totalement Sublime (Marc-Antoine Barbier, Thomas Bruneau Faubert, Élie Raymond), che canta in francese su scanalature soffice, fatto di sintetizzatori, ottoni, percussioni, note di basso paffute. Nessun altro suona come Totalement Sublime, il primo gruppo a creare (molto buone) canzoni ambient house del Quebec che ci fanno ballare nella testa, per parafrasare Céline.
15. AuraScià Frank
La decisione di esprimersi in francese, dopo aver lanciato la sua carriera cantando in inglese, sorride alla cantautrice Shah Frank. Circondato da un team di compositori e registi di calibro, il musicista ringrazia Aura il volto moderno ed emozionante dell’R&B del Quebec che il grande pubblico sta solo cominciando a scoprire, quello di un genere musicale inseparabile dall’hip-hop dagli anni ’90. Osiamo un confronto: Shah Frank è lo SZA del Quebec.