Ritornando agli inizi della Rivoluzione d’Ottobre, il direttore del Théâtre du Soleil indaga, in “Ecco i draghi”, le radici di un male che portò all’invasione dell’Ucraina.
“Tutto inizia sempre con una guerra”, ripetono tre sagome di donne che sembrano streghe shakespeariane che percorrono il palco di scena in scena. La guerra di aggressione che la Russia conduce contro l’Ucraina è l’evento scatenante dello spettacolo di Ariane Mnouchkine e l’oggetto della sua rabbia. Una sosia del regista, una giovane donna in tuta blu di nome Cordelia (Dominique Jambert in alternanza con Hélène Cinque) esce fuori di testa fin dal prologo. Lanciando esplosioni di insulti davanti all’immagine sul grande schermo del volto di Vladimir Putin che annuncia l’invasione dell’Ucraina, comincia con lo sfogare una santa rabbia che diventa la prima porta d’accesso allo spettacolo.
Come spiega Ariane Mnouchkine, il pezzo è l’occasione per rispondere ad alcune domande che ci poniamo da due anni. “Come si arriva, nel 21° secolo, al tentativo di invasione, riduzione in schiavitù, distruzione di un Paese indipendente? Ciò che, nel corso dei decenni, crea un leader, direi un uomo, come Vladimir Putin ?” È andando indietro nel tempo per approfondire la storia della Rivoluzione russa che il direttore del Théâtre du Soleil risale alle radici di queste ambizioni corrotte attraverso una serie di eventi accaduti in Europa nel corso dell’anno 1917.
Da Trotsky a Hitler
L’indagine della Storia richiede una postura diversa dalla rabbia, e questa serie di scene si ambientano sugli sfondi dipinti di magnifici paesaggi, dandoci l’impressione di sfogliare un immenso libro di immagini. Questo viaggio temporale ci porta dai nevai delle trincee del fronte alle viste panoramiche della città di Pietrogrado (l’antico nome di San Pietroburgo), del quartier generale bolscevico, delle sue stazioni ferroviarie e del Palazzo d’Inverno. Tante opportunità per riportare i discorsi di Churchill, Lenin, Trotsky, Stalin o Hitler e Goebbels. Ogni personaggio indossa una maschera che riporta la sua immagine e si esprime attraverso il doppiaggio di un testo parlato nella propria lingua. Passando dal russo al tedesco e all’inglese, questo desiderio disaccoppia la performance dal discorso per gli artisti. Un ulteriore strato di mistero conferisce alla rappresentazione una forma di modernità che si sposa con l’antica tradizione della maschera.
Ecco i Draghi è un pezzo progettato per coprire diversi periodi. Intitolato Prima epoca. 1917: La vittoria era nelle nostre manilo svolgimento di questo episodio è il primo assaggio di un edificante tuffo nel passato. Una ricerca di responsabilità umane che si rivela un primo passo per fare chiarezza sull’insopportabilità del nostro presente.
Ecco i Draghi, una creazione collettiva del Théâtre du Soleil in armonia con Hélène Cixous, diretta da Ariane Mnouchkine. Fino al 27 aprile 2025, Théâtre du Soleil, Cartoucherie (Parigi 12).