“La Crise” di Coline Serreau supera la prova scenica

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Teatro Carouge

“La Crisi” di Coline Serreau supera la prova scenica

Jean Liermier dirige l’adattamento teatrale di un film di successo. Uno spettacolo che verrà rappresentato anche a Kléber-Méleau.

Bertrand Tappolet

Pubblicato oggi alle 14:51

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In breve:
  • Il film uscito nel 1992 ha avuto quasi 4 milioni di spettatori.
  • Coline Serreau e suo figlio hanno creato questo adattamento per il teatro.
  • Jean Liermier si è circondato di attori che conoscevano Carouge.

“La Crisis”, emblematica commedia sociale di Coline Serreau, sale sul palco del Théâtre de Carouge sotto la direzione di Jean Liermier in una prima mondiale con quattro attrici e altrettanti attori. Compreso Romain Daroles nel ruolo di Michou, un senzatetto appiccicoso ma dal cuore grande. Adattata per il teatro dalla regista e da suo figlio Samuel, quest’opera tragicomica illumina con rinnovata acutezza le fratture della nostra società. Tra satira pungente e tenerezza disarmante, questa versione teatrale esplora i difetti contemporanei offrendo allo stesso tempo una sottile riflessione sulla condizione umana.

Al centro della trama, Victor (Vincent Lindon al cinema, Simon Romang qui), consulente legale modello, vede la sua vita sconvolta in un giorno: sua moglie lo lascia, la sua azienda lo licenzia, e chi lo circonda, indifferente, voltagli le spalle. Questo tuono dà inizio a un tuffo nell’assurdità di un mondo implacabile dove i rapporti umani e la solidarietà sembrano contaminati da un agghiacciante individualismo. Jean Liermier infonde un’energia vibrante in questa discesa agli inferi, dove ogni dipinto agisce come una lente d’ingrandimento sui nostri paradossi.

Duo shock

Victor incarna il naufrago moderno, l’uomo che lotta contro una corrente spietata. Jean Liermier descrive questo viaggio come una favola iniziatica: “Victor è come un salmone che cerca di risalire il fiume. Ma per ricostruirsi, deve prima abbandonare una parte di sé e imparare a incontrare l’altro”. Questa idea di abbandono necessario, al centro dell’arco narrativo di Victor, trova risonanza universale in un mondo alla ricerca di significato.

Di fronte a Victor, Michou (Patrick Timsit ieri sul grande schermo, Romain Daroles oggi in scena), sfrontato senzatetto e filosofo quotidiano, ribalta i codici del rapporto padrone-servo ereditati dai classici. “Il duo Victor-Michou ricorda Sganarello e Dom Juan, ma in una versione sociale e contemporanea”, osserva l’uomo di teatro. Con le sue risposte taglienti e il suo umorismo corrosivo, Michou funge da specchio per Victor, mettendone in luce i suoi fallimenti e le sue illusioni.

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Una delle scene più sorprendenti della loro relazione è questo momento in cui Michou, incalzata da Victor a dire la verità, sbotta: “Se tu non avessi soldi, francamente, non mi sarebbe mai venuta l’idea di seguirti eh… Lungi dall’essere una caricatura, questa dichiarazione, brutale ma onesta, rivela un’umanità intrisa di contraddizioni. Michou, complice e rivelatore, incarna questa implacabile verità che disturba ma libera. Per il regista questo non significa che Michou non sia legato a Victor, anzi, paradossalmente. “Michou interpreta una persona ingenua e, come dice lui stesso, non può fare a meno di dire cose che non dovrebbero essere dette…”

Tragicomico

In questo affresco tragicomico, ogni personaggio offre un aspetto delle nostre lotte contemporanee. La madre di Victor – Maria Pacôme a Serreau, Brigitte Rosset a Liermier –, in un monologo antologico, rivendica il suo diritto alla libertà di fronte al figlio, alla figlia e al marito che lascia: “Per trent’anni, ho vissuto solo per tu, solo attraverso te, così mi permetterai, per una volta, di farmi gli affari miei prima dei tuoi. Questo rifiuto delle convenzioni matrimoniali diventa allora un grido universale per le donne in cerca di autonomia.

La regia di Jean Liermier sublima queste traiettorie con la scenografia ingegnosa e fluida di Rudy Sabounghi. Trentasei ambientazioni si susseguono senza soluzione di continuità, creando uno spazio in cui tempo e spazio sembrano intrecciarsi. “In teatro la performance dal vivo conferisce ai dialoghi un’intensità unica. Certe emozioni, suggerite dal cinema, acquistano qui una forza cruda e immediata”, sottolinea il regista.

Risate multiple

Il teatro, lungi dal cercare di competere con il cinema, offre qui un’esperienza diversa, più coinvolgente. I dialoghi, vissuti dal vivo e non fissati, assumono una dimensione più intensa, dove l’umorismo agisce come un’arma a doppio taglio: risveglia, ma può anche guarire. “Questa ambivalenza è essenziale nella scrittura di Serreau”, insiste Liermier. Ed è proprio questa miscela di umorismo e serietà che dà a questo adattamento tutta la sua forza.

“La crisi”, al di là del titolo, non è solo un’amara constatazione. Offre la speranza, quella di una possibile trasformazione, di rinnovamento. Victor, confrontato con i propri limiti, finisce per aprirsi al mondo grazie all’incontro con Michou e la sua famiglia. Questa apertura, seppure dolorosa, diventa il motore della ricostruzione personale. “C’è sempre negli esseri umani la capacità di sognare e di cambiare”, dice Liermier. Questo è uno dei messaggi essenziali dell’opera”.

>Jean Liermier, direttore del Théâtre de Carouge e regista di “La Crisis”.>

Con questo adattamento, il regista vuole continuare a rimescolare le carte tra commedia e dramma, tra leggerezza e profondità. Vale a dire il suo DNA artistico fin dai suoi esordi nel 2004 al Théâtre de Carouge allora diretto da François Rochaix con la messa in scena di “We don’t kid with love” di Musset. “La crisi” diventa una riflessione su ciò che siamo e aspiriamo ad essere. Più che un pezzo, questa creazione è un invito a ripensare la convivenza, ad accettare le nostre contraddizioni per superarle meglio. Un’opera di verità a volte sconcertante. Lungi dall’accontentarsi di intrattenere, ci interroga e ci sconvolge.

“La crisi”, Teatro Carouge, dal 26 novembre al 22 dicembre. Théâtre Kléber-Méleau, dal 9 al 19 gennaio 2025. Proiezione del film “La Crisis” alla presenza della regista Coline Serreau, Cinéma Bio, Carouge, 28 novembre alle 20.00.

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