Pelle dopo pelle, muta dopo muta, Théo Mercier si muove. Muta e sposta le linee. A 40 anni, il cliché di “piccolo principe delle arti plastiche” si attacca ancora alla sua pelle. Ma, negli ultimi anni, è come regista che ha trovato un secondo riconoscimento. Direttore di cosa, esattamente? I suoi spettacoli, Radio Vinci Park ha Outremonde di passaggio Soluzione conveniente per una vita migliorenon riguardano né il teatro, né la danza, e nemmeno la performance, parola generica oggi utilizzata per classificare l’inclassificabile della creazione contemporanea. Senza pelleche presenta a La Villette nell’ambito del Festival d’Autunno, continua questa fuga dalle scatole fabbricate come gli scaffali dell’Ikea, che erano le eroine di uno dei suoi spettacoli.
E allora? È così importante? “Sto solo cercando un posto “tra”pone immediatamente Théo Mercier in quello che chiama suo “albero dei gatti” de Belleville, a Parigi, uno spazio pieno di angoli e fessure. Luoghi che vengono a incidere sulle nostre abitudini di creare, guardare e consumare cultura. All’inizio non volevo necessariamente essere un artista. Sapevo che l’oggetto mi interessava e ho frequentato la scuola di design industriale. In questo campo non creiamo oggetti fine a se stessi, ma affinché abbiano una relazione con l’individuo. C’è un uso, e in questo uso c’è una coreografia. Un corpo fantasma si cela attraverso il disegno di un tavolo o di una tazza. Successivamente, quando ho iniziato la mia pratica scultorea, mi ha sempre interessato l’aura delle cose, la parte viva dell’inanimato, la sua vibrazione, il suo fantasma anche in lontananza. Molto presto il mio lavoro ha iniziato a giocare con il movimento, a voler emanciparsi dal suo status inanimato. Ho lavorato molto attorno a questo tipo di coreografia da fare attraverso lo sguardo, la danza fantasma delle cose. »
Il passaggio dall’“inanimato” (parola impropria per lui) all’animato è avvenuto in modo impercettibile, soprattutto perché Théo Mercier è da vent’anni uno spettatore assiduo di tutto ciò che la scena contemporanea offre di più stimolante. “Questa scena mi ha sempre interessato più di quella delle arti plastiche, ammette. Creatori come Gisèle Vienne, Phia Ménard, Philippe Quesne, Jan Martens, François Chaignaud, con i quali ho creato Radio Vinci Parke soprattutto Romeo Castellucci, ebbero un ruolo fondamentale. Sono artisti che propongono particolari esperienze sensoriali e temporali, creatori di mondi. Mi hanno magnetizzato. Volevo riunire le rispettive forze di questi templi e di questi rituali che sono il museo e il teatro, creare movimento in questi due luoghi e mescolare la magia bianca dell’uno e la magia nera dell’altro. »
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