“The Panopticon” (Panopticon Letters), di Jeremy Bentham, tradotto dall’inglese da Maud Sissung, prefazione di Emmanuelle de Champs, postfazione di Michelle Perrot, Bartillat, 208 p., €20.
Gli inizi della rivoluzione industriale in Inghilterra, alla fine del XVIII secoloe secolo, generare nuovi modi di pensare razionalmente al funzionamento sociale e al rapporto con la popolazione. Il problema degli improduttivi e dei delinquenti, in particolare, si presenta ora non solo dal punto di vista morale, ma anche da quello economico. Il filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham (1748-1832) affrontò questo problema scrivendo, nel 1786, il suo Lettere Panopticondi cui ricompare la traduzione, Il Panopticonaccompagnato da una prefazione di Emmanuelle de Champs e dalla bella postfazione che Michelle Perrot dedicò a questo testo nel 1977, qui riveduta. Oggi, infatti, il progetto di Bentham getta luce su un contesto nuovo.
Ma in cosa consiste il panopticon per il suo creatore, che ha coniato questa parola dal latino che significa “vedere tutto”? Si tratta di un progetto carcerario ideale, basato su un modello architettonico circolare che consente a “ispettore” da monitorare costantementeda un punto centrale nello spazio, tutte le cellule distribuite intorno ad esso “padiglione”. L’ispettore deve vedere senza essere visto, e può rivolgersi ai prigionieri attraverso lunghi tubi attraverso i quali si può sentire, scrive Bentham, il “mormorio più leggero alle due estremità”. La razionalità geometrica della pianta carceraria ottimizza così una funzione di sorveglianza per la quale “i molti devono essere costantemente sotto il controllo dei pochi”.
Per questo padre della cosiddetta filosofia “utilitaristica”, la chiave del ragionamento non è né morale né umanista: si tratta di pensare all’organizzazione sociale sulla base di un calcolo razionale dei piaceri e dei dolori o dei guadagni e delle perdite. Pertanto, la “pena detentiva”, giustamente chiamata, deve basarsi sulla sua utilità per la società. Lo aveva spiegato un anno prima Teoria delle punizioni e delle ricompense : la pena di morte o l’amputazione, ad esempio, non privano la società di forza lavoro?
Prigioni ispirate al panopticon
Quando scoppiò la rivoluzione del 1789, Jeremy Bentham vide nella Francia l’opportunità di far adottare la sua visione riformatrice delle carceri. “Lasciatemi costruire una prigione su questo modello e mi farò il carceriere”scrisse ai rivoluzionari, che tradussero Il Panopticon nel 1791. Tuttavia, né in Francia né in Inghilterra, il suo panopticon fu realizzato, nonostante i vent’anni di sforzi dedicati a questa ambizione. È soprattutto verso la fine del 19e secolo e perfino l’inizio del XXeche verranno costruite prigioni ispirate al panopticon, come a Stateville Joliet, Illinois, negli Stati Uniti.
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