Ogni venerdì, Il mondo africano presenta tre nuove uscite musicali ispirate o provenienti dal continente. Questa settimana è tempo di esperimenti elettronici con l’artista ivoriano Kwenza, il duo franco-congolese Tshegue e il gruppo ugandese Arsenal Mikebe.
«Condimento del dolore», de Lo fa
Prendere un elemento banale e quotidiano per renderlo un successo. È un’arte in cui gli ivoriani eccellono e non è il cantante Kwenza a dire il contrario, lui che si dedica al “condimento del pane” – un panino ben noto agli Abidjanis – un pezzo che l’etichetta Blanc Manioc ha conservato per la sua compilazione Nyamakala batte n°4in uscita il 29 novembre. Ciò intende evidenziare “collegamenti eccezionali” nato al festival Maquis electroniq, la cui quarta edizione si svolgerà dal 6 all’8 dicembre ad Abidjan, e dimostra che “le ibridazioni elettroniche non sono appannaggio della costa orientale dell’Africa”. La prova, quindi, con undici pezzi firmati in particolare dalla nigeriana Aunty Rayzor e dal senegalese Ibaaku.
“Mescola”, da Tshegue
Ibridazione anche con il duo Tshegue, la cui musica, definita “afropunk”, mescola in una trance epilettica generi diversi come l’elettronica, il rock, il blues o il funk, tutti basati su ritmi selvaggi e canzoni in lingala (e talvolta in francese). Nato dall’incontro, nel 2016, della cantante congolese Faty Sy Savanet e del percussionista francese Nicolas “Dakou” Dacunha, il gruppo – il cui nome fa riferimento agli “shégués”, i bambini di strada di Kinshasa – ha pubblicato a metà ottobre il suo terzo PE, Argento, composto da sei pezzi certamente destinati al dancefloor, ma sui quali soffia un vento di rivolta. Come il ribollire Mescola, presentato come “l’inno della gioventù selvaggia”.
« Caldaia domestica », d’Arsenale Mikebe
Infine, dirigetevi a Kampala, la mecca della musica elettronica in Africa grazie in particolare all’etichetta Nyege Nyege Tapes, alla quale si deve il primo disco del gruppo Arsenal Mikebe, Drum Machine, pubblicato all’inizio di settembre. In quest’opera di sei brani, l’ensemble ugandese formato dai percussionisti Ssentongo Moses, Dratele Epiphany e Luyambi Vincent de Paul, sotto la guida del “costruttore di suoni” portoghese Jonathan Uliel Saldanha, combina uno strumento percussivo unico progettato dal maestro scultore Henry Segamwenge e un la leggendaria drum machine, la Roland TR-808, riprogrammata per le esigenze dell’esperienza. Il risultato è una valanga di ritmi a metà tra la techno e le percussioni tradizionali.
Leggi anche | Funk, disco e tradizione: la selezione musicale da “World Africa” #205
Leggi più tardi
Trova tutti i brani musicali preferiti dell’editoriale nella playlist YouTube di Monde Afrique.