Il 15 novembre 1884 ebbe inizio la Conferenza di Berlino. Fino alla fine di febbraio 1885, il cancelliere Bismarck invitò emissari delle potenze imperialiste dell’Europa, degli Stati Uniti e dell’Impero Ottomano, venuti nella capitale tedesca per monopolizzare le materie prime provenienti da altri continenti e assicurarsi un sostegno strategico… senza consultare le popolazioni interessati, soprattutto in Africa.
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Verità organizzata
La Conferenza di Berlino resta uno degli emblemi della politica di colonizzazione occidentale. Per molto tempo l’immagine trasmessa è stata quella di un convegno in cui gli occidentali condividevano il continente africano e le sue risorse.
Ma la realtà è più complessa di così. Così spiegava nel 2010 sulla nostra rete la storica Camille Lefèbvre (Institut des mondesafricaines):
“La conferenza di Berlino è quello che potremmo definire un mito”, ha poi spiegato la ricercatrice al microfono di Carine Debrabandère. “Cioè, a partire dal 1880, ci siamo costruiti l’idea di aver condiviso l’intero continente africano durante questa conferenza. Ma questo non è affatto vero se guardiamo i testi e la realtà di ciò che accadde in quel momento. : non c’è stata alcuna spartizione dell’Africa durante la conferenza di Berlino.”
Niente confini a Berlino, quindi. È stato poi, nel corso degli anni, che le potenze occidentali hanno stretto accordi con i leader locali e ratificato accordi bilaterali per definire i confini delle loro sfere di influenza.
Organizzare l’accumulo di ricchezza
Ma la conferenza di Berlino getta chiaramente le basi per un pernicioso meccanismo di appropriazione della ricchezza e poi della terra.
Nello stesso archivio di quello sopra citato, Jakob Vogel, professore che allora insegnava storia all’Università di Colonia, descrisse il processo in questi termini: “Per prima cosa diamo a un’azienda privata o a un commerciante un diritto speciale che gli permette di lavorare, di commerciare con questa o quella regione. Ed è solo con il passare del tempo, negli anni Ottanta o Novanta dell’Ottocento, che gli Stati europei hanno preso sempre più il controllo, con le loro propri militari, con la propria amministrazione, di colonie private.”
L’obiettivo primario del cancelliere Bismarck, nel 1884, era soprattutto quello di organizzare l’equilibrio tra le potenze europee, per evitare la guerra in un contesto di rivalità in Africa.
Così, l’atto generale ratificato a Berlino prevede che ogni potenza europea installata su una costa, in Africa, ha il diritto di continuare la sua espansione verso l’interno del continente… fino a incontrare un’altra sfera d’influenza (sottinteso: occidentale).
Memoria dell’umanità
E questa storia di “aggressione collettiva contro i popoli dell’Africa e dell’Asia”, deve essere insegnata, secondo Alexandre Kum’a Ndumbe III, dell’Università Yaounde I, nel programma di Carine Debranbandère sopra menzionato.
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“Credo che la strategia europea sia stata quella di garantire che la memoria africana venga cancellata e orientata solo con pseudo-riferimenti europei poiché non vivono in Europa”precisa.
“Per noi il lavoro fondamentale è farelavorare per garantirloL’africano ritrova la memoria, ma anche l’europeo. Perché anche l’Europeo ha cancellato buona parte della sua memoria. L’Europeo non sa nemmeno cosa abbiamo fatto in suo nome.”
140 anni dopo la Conferenza di Berlino, continuano i dibattiti storici e politici sulla colonizzazione. In particolare quelli che riguardano l’entità del “debito” contratto dai colonizzatori nei confronti dei popoli colonizzati – e le modalità del suo rimborso.
Anche Svenja Schulze, ministro tedesco per lo Sviluppo, invita, nel 2024, ad affrontare il colonialismo e la sua eredità, per imparare lezioni per stabilire relazioni eque e un vero partenariato con l’Africa.