“Io sono quello che pensi”: la vera storia del film “L’Impero dei Sensi”

“Io sono quello che pensi”: la vera storia del film “L’Impero dei Sensi”
“Io sono quello che pensi”: la vera storia del film “L’Impero dei Sensi”
-

Nel 1976 uscì l’impero dei sensiun lungometraggio erotico con tendenza sadomasochista di Nagisa Oshima. Le sequenze scioccanti lasciarono il segno all’epoca e resero questo film sovversivo un cult. Per i suoi personaggi, il regista giapponese si è ispirato alla vita di una geisha. È la sua storia vera quella che Arnaud Guigue, professore associato di filosofia e specialista di François Truffaut, racconta in un resoconto meticoloso.

Il 18 maggio 1936 a Tokyo, Abe Sada uccise Kichizo, la sua amante. Conservava l’arma del delitto, un coltello e il pene della sua vittima in un foglio annidato contro il seno. In un volo che assume le sembianze di un tour d’addio, rivede Omiya, la sua generosa benefattrice, indossa successivamente diversi kimono e cambia aspetto e voce. Ma oltre a suscitare passioni e affascinare la stampa, il ritrovamento del corpo evirato di Kichizo spinge la polizia a lanciarsi in una vera e propria caccia alla donna.

Un tuffo nella condizione delle donne povere nel Giappone del XX secolo

Una volta arrestata, Sada sorprende tutti confessando dettagliatamente il suo delitto. Invece del rimorso, dà per scontato il suo desiderio assoluto per un uomo, la sua ricerca del piacere e del divertimento di fronte agli sbalorditi rappresentanti della legge.

Al di là di un omicidio, quest’opera testimonia anche la condizione delle donne povere nel Giappone della prima metà del XX secolo.e secolo. Consegnata come una merce, intrappolata in un sistema che la sottomette, Abe Sada diventa tuttavia il simbolo dell’emancipazione. In brevi capitoli, l’autore dipinge un ritratto empatico che denuncia l’ipocrisia e il voyeurismo di una società le cui basi morali vacillano dopo il tragico e maldestro tentativo di ribaltare la situazione.

Sono quello che stai cercandodi Arnaud Guigue, les Arènes/Komon, 200 pagine, 15 euro

Più vicini a chi crea

Umanità ha sempre sostenuto l’idea che la cultura non è una merceche è una condizione della vita politica e dell’emancipazione umana.

Di fronte alle politiche culturali liberali, che indeboliscono il servizio pubblico della cultura, il giornale denuncia la resistenza dei creatori e di tutto il personale culturale, ma anche la solidarietà del pubblico.

Posizioni insolite, audaci e singolari caratterizzano le pagine culturali del giornale. I nostri giornalisti esplorano dietro le quinte del mondo della cultura e la genesi delle opere che fanno e scuotono le notizie.

Aiutaci a difendere un’idea ambiziosa di cultura!
Voglio saperne di più!

-

NEXT “Mi piace questa sobrietà bretone, che è una forma di cortesia”: confida Olivier de Kersauson in occasione dell’uscita del suo nuovo libro