Nell’ambito di un convegno organizzato dall’ Palazzo letterario e musicale al Bar House, Rachid Brihi recentemente ha tenuto una conferenza”musicale”. Questo vero omaggio a Bob Dylan era accompagnato da tre musicisti, due giovani londinesi e Maestro Antonio Vivant.
Rachid “Dylan” Brihi… Solo i pugili inseriscono tra nome e cognome il termine destinato a far perdere mezzi all’avversario. Certamente l’aula del tribunale non assomiglia a un ring, ma per questo avvocato Bar di Parigil’occhiolino è essenziale in quanto il lavoro del Cantante americana ha avuto un profondo impatto sulla sua vita professionale. Specialista in diritto del lavoro, Rachid Brihi ha ideato un convegno per rendere omaggio all’uomo che ha guidato la sua esistenza.
Antoine Vivant, avvocato del foro di Parigi, socio dell’omonimo studio, ha voluto accompagnare questo approccio con la sua chitarra, insieme a due musicisti londinesi che incarnano perfettamente questi “lradici uguali” così caro al cuore di Rachid Brihi.
Bob Dylan ha suonato, per me, un ruolo centralepermettendomi di prendere coscienza, da adolescente, di questioni sociali cruciali, in particolare dei legami tra individui.
Manifesti parigini: Di solito sei nelle aule di tribunale a difendere la causa umana. Eccoti circondato da due bellissime chitarre. Cosa significa questa scena?
Rachid Brihi: Questo rappresenta probabilmente il culmine di un percorso iniziato diversi decenni fa. È allo stesso tempo la fine di un processo e forse l’inizio di un incontro più profondo con un artista che è più di un semplice musicista: un poeta, uno scrittore, una guida intellettuale. Bob Dylan ha suonato, per me, un ruolo centralepermettendomi di prendere coscienza, da adolescente, di questioni sociali cruciali, in particolare dei legami tra individui. La sua musica ha risuonato per tutta la mia vita, in particolare sul tema della giustizia. Senza dubbio ha influenzato la mia scelta di diventare avvocato. Queste chitarre simboleggiano quindi l’omaggio a Bob Dylan, che incarna perfettamente il connubio tra musica e ricerca di giustizia.
Ci racconti la tua esperienza nelle aule dei tribunali, sul diritto del lavoro, sui diritti dei lavoratori e sulle libertà fondamentali nel contesto attuale?
Nel mio ruolo di difensore dei dipendenti, sono in prima linea nei conflitti e nelle problematiche del mondo del lavoro. Per 36 anni, questa pratica quotidiana mi ha nutrito profondamente, così come le riflessioni che ho trovato nell’opera di Bob Dylan. La sua musica porta un messaggio di rispetto, in particolare verso i più vulnerabili, e di giustizia imparziale. Nel suo lavoro ritrovo i valori fondamentali della mia professione: il diritto di essere ascoltato da un giudice indipendente, il rispetto delle persone, qualunque sia la loro origine. Per me Bob Dylan incarna perfettamente questa umanità essenziale per il diritto.
Il lavoro di Dylan è fonte di ispirazione filosofica, insegnando che il conflitto è parte integrante della vita.
Recentemente hai preso posto sul palco della Maison des avvocati, circondato da musicisti. Tutti capivano la tua ammirazione per Bob Dylan. Puoi parlarci del legame tra il cantante e il diritto del lavoro? Il country, il rock e il folk che incarna rappresentano anche la voce dei lavoratori negli Stati Uniti…
È quasi un argomento di tesi quello che mi proponi qui! L’aula e il palcoscenico sono molto diversi. Durante questa serata, senza toga da avvocato e senza cliente, il mio unico obiettivo era rendere omaggio a colui che ha contribuito a formare le mie convinzioni. Nella mia pratica c’è una necessità assoluta: non dimenticare mai che al di là delle regole della legge, sono in gioco le vite. Questa dimensione umana è per me essenziale. La ritroviamo nelle canzoni di Bob Dylan, che immagina sempre un mondo più giusto. La sua visione riflette i conflitti e le lotte di potere inerenti a ogni società.
Il lavoro di Dylan è fonte di ispirazione filosofica, insegnando che il conflitto è parte integrante della vita. Ma, invece di ignorarli, ci incoraggia a comprenderli e a superarli, rispettando i principi di uguaglianza, libertà e imparzialità. È questa filosofia che trasposto nella mia pratica forense.