Da un anno, anche a migliaia di chilometri di distanza, la guerra Israele-Hamas colpisce la comunità ebraica marsigliese. Dopo il 7 ottobre 2023, per molti, la vita quotidiana è cambiata.
Ma per il rabbino dei distretti settentrionali Haïm Bendao è assolutamente necessario mantenere la convivenza. Vive e fa il rabbino nel 14° arrondissement di Marsiglia dal 1997, non si toglie mai la kippah e non ha mai avuto problemi con i residenti. “Nel 14-15 non abbiamo queste barriere”sottolinea Haïm Bendao.
Sul muro della sinagoga del quartiere, foto ricordo con tante bandiere bianche e blu. Per il rabbino delle circoscrizioni settentrionali, se davvero c’è un luogo che rappresenta la convivenza a Marsiglia: è il Vélodrome. “Arrivi, hai 1.800 sostenitori, sei in mezzo con la tua yarmulke, ci sono le bandiere palestinesi… Sono stato più volte con loro sul posto, abbiamo parlato”dice chi è affiliato ai Vincitori. E l’OM, questo stadio, questa atmosfera significa che c’è un momento in cui riusciamo a metterci d’accordo su qualcosa che ci rende tutti felici”.
In un momento in cui il dibattito si sta cristallizzando, è ancora più importante mantenere il dialogo, secondo lui: “Quando succederà qualcosa di grave nel mondo e che riguarderà le due comunità della 14esima, ebraica e musulmana, non avrà ripercussioni negative anzi ci uniremo, parleremo e troveremo soluzioni” Regolarmente, Haïm Bendao interviene e organizza orari di scambio nei luoghi pubblici, in compagnia di un prete e di un imam.
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“Bisogna fare lo sforzo di aprirsi e dialogare con gli altri”
Anche Marion, una marsigliese di 30 anni, è a favore del dialogo. Dal 7 ottobre 2023, la sua vita quotidianacome quello di molti membri della comunità ebraica, è cambiato. “Per un attimo ho avuto paura, mi sono nascosto”dice la giovane, che ha visto addirittura deteriorarsi alcuni dei suoi rapporti di amicizia. “C’è pressione per prendere posizionedover schierarsi da una parte che oggi impedisce la comunicazione”si rammarica Marion.
“Quello che succede laggiù è laggiù. Importare qui il conflitto ha reso torbida la vita di tutti i giorni per un anno. Tocca a noi in Francia fare lo sforzo di aprirci e dialogare con gli altri”conclude chi spera nella pacificazione del Paese.
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