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Nato a Morlaix, Fabien Saint-Jalmes ha viaggiato intorno al mondo pedalando per 45.000 km attraversando 42 paesi

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Nel 1872, dalla pubblicazione di “Il giro del mondo in 80 giorni”, la nuova opera di Jules Vernes, i lettori si appassionarono al personaggio di Phileas Fogg, un flemmatico londinese che fece una scommessa un po’ folle. Solo che le tribolazioni immaginate dallo scrittore nascono da quelle di un carattere molto reale. Due anni prima, l’uomo d’affari americano George Francis Train aveva realizzato quella che all’epoca sembrava una sfida. Centocinquant’anni dopo, Fabien Saint-Jalmes, informatico trentacinquenne nato a Morlaix, fece il giro del pianeta in un po’ più di tempo, ma… in bicicletta! Il 6 febbraio 2023 è partito da Lisbona per un viaggio di oltre 45.000 chilometri. Il 14 settembre 2024 il cerchio si è chiuso: dopo aver attraversato il confine tra Liechtenstein e Svizzera, 42esimo Paese a ricevere la sua visita, ha raggiunto la sua destinazione finale, Nantes.

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Nel mezzo dell’attraversamento delle pianure delle steppe dell’Asia. (Foto Fabien Saint-Jalmes)

Una media di 80 chilometri al giorno

Il nostro giramondo non è al suo primo tentativo, quindi cominciamo dall’inizio. Questo “desiderio di fare qualcosa nella vita”, secondo le sue stesse parole, si è tradotto in tre traversate del Canada nel 2017, in auto, in autostop e… in bicicletta!

Essendo atletico non ho seguito alcuna preparazione particolare. Il corpo si adatta!

Raggiunto il punto più orientale del continente americano, sembrava logico partire dal punto più occidentale dell’Europa. “Il clima è più piacevole a febbraio”, spiega il giovane. Per il resto, essendo atletico, non ho seguito alcuna preparazione particolare. Il corpo si adatta! » Ovviamente perché Fabien ha percorso in media 80 chilometri al giorno e ha percorso un dislivello di oltre 300 chilometri, su una bicicletta carica di attrezzatura, tenda, fornello, sacco a pelo e altri pezzi di ricambio, dal peso di quasi 50 kg.

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Fabien ha percorso in media 80 chilometri al giorno, su una bicicletta carica di attrezzatura, tenda, fornello, sacco a pelo e altri pezzi di ricambio, del peso di quasi 50 kg. (Foto Fabien Saint-Jalmes)
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Breve sosta, nel bel mezzo della provincia cinese del Sichuan. (Foto Fabien Saint-Jalmes)

Rombo del vulcano e attacco delle formiche

Anche dal punto di vista materiale niente di speciale, a parte un telaio rotto più volte e decine di forature, che è normale routine. E dal lato amministrativo? Anche lì gli aneddoti non mancano. “La cosa più difficile da ottenere è stato il visto canadese: il visto cinese, l’ho comprato! In Algeria, vedendo il mio passaporto, i doganieri si sono presi gioco della Francia, che non sa fare foto a colori! In Kazakistan nessuno mi ha riconosciuto. » Sì, ma ora, in difesa di questi funzionari tanto beffardi quanto zelanti, il passaporto è stato… messo in lavatrice!

Non mi sono mai sentito in pericolo, nemmeno quando mi sono accampato alle pendici dell’Etna, che tuttavia sentivo rimbombare.

Zelo, ancora, quando agenti di polizia in borghese lo seguono, in Cina e Marocco, “per la mia sicurezza!” Ma non mi sono mai sentito in pericolo, anche quando mi sono accampato alle pendici dell’Etna, che tuttavia sentivo rimbombare. Tuttavia il pericolo esiste, come ho notato passando vicino a un corpo senza vita che giaceva su una strada in Vietnam. Eh sì, ho subito anche un attacco di formiche in Tailandia.” Routine, te lo diciamo.

Pratico

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