La giustizia francese ha condannato l’ex ciclista Marion Sicot a dieci mesi di carcere a causa di un test positivo all’EPO nel 2019 e di diversi fatti legati al doping. L’ex corridore ha espresso il suo sollievo dopo sei anni di procedimenti giudiziari.
“Una pagina che si volta”: l’ex ciclista francese Marion Sicot, risultata positiva all’EPO nel 2019 e sospesa per quattro anni, è stata condannata mercoledì a dieci mesi di carcere dal tribunale penale di Montargis. A questa condanna, per atti doping dal 2016 al 2019, si aggiunge una multa di 5.000 euro.
“È una pagina che racchiude sei anni di procedura”, ha reagito Marion Sicot all’AFP. “La corte ha capito la mia situazione e ne ha tenuto conto. Non mi è vietato esercitare un’attività sportiva: ho quindi ancora un futuro nello sport e guardo già verso le competizioni del 2025.
“Non stavo bene.”
La sportiva 32enne ha detto che ora vorrebbe “partecipare a modo suo alla lotta contro il doping”, ogni volta che “ne avesse l’opportunità”. Il pubblico ministero di Montargis, Jean-Cédric Gaux, gli ha chiesto una pena detentiva a un anno con sospensione della pena e una multa di 5.000 euro.
“Non stavo andando bene, mi mancava molta fiducia in me stesso […] Per esibirmi ad alto livello, ho preso la strada facile”, ha dichiarato Marion Sicot durante il suo processo lo scorso novembre, in particolare per possesso e importazione di prodotti dopanti.
Prima dell’udienza, la sportiva aveva solo accennato pubblicamente ad un’iniezione di EPO, dopo essere risultata positiva nel giugno 2019 in seguito ai Campionati francesi su strada.
A volte commossa fino alle lacrime, con una bicicletta tatuata sul braccio destro, la sportiva ha detto che “non è riuscita a dire ‘no’ a questa ricerca di prestazione”. “Non stavo bene, sono andato in struttura”.
“Volevo rivelare parte di quello che avevo fatto, che avevo tradito, senza assumermi la piena responsabilità”, ha spiegato. Per questa decisione è stata sospesa per due anni, pena aumentata a quattro anni dal Consiglio di Stato dopo un procedimento durato quasi tre anni.
Sicot si dice “sollevata”
Alla sbarra, questa volta ha ammesso tutti i fatti di doping emersi dalle indagini svolte dopo il suo controllo, in particolare diversi protocolli antidoping con eritropoietina, ma anche con clenbuterolo – un prodotto destinato ai cavalli -, tra gli altri. 2016 e 2019. «Non accettavo la persona che ero», ha spiegato.
Al termine dell’udienza di novembre si era detta “sollevata”. “Potrò voltare pagina e continuare questa nuova vita”, ha detto. L’ex ciclista, ora tesserato presso il club di triathlon di Châteauroux (Indre) e libero professionista come allenatore sportivo, aveva più volte insistito sul fatto che il doping era “parte integrante di questo sport”.
Condannate altre due persone
Per drogarsi, la Sicot si riforniva via internet, o da un parente, per pagamenti compresi tra 500 e 1.200 euro. Questo amico, ex ciclista semiprofessionista anche lui processato, è stato condannato a dieci mesi di carcere e a 10.000 euro di multa. Ha ammesso di aver importato, somministrato e posseduto prodotti dopanti.
Un terzo imputato, un medico sospettato di aver redatto illegalmente prescrizioni allo scopo di prescrivere l’EPO ma negando i fatti, è stato condannato a dieci mesi di reclusione e a 20.000 euro di multa, pena alla quale si aggiunge l’interdizione dall’esercizio dell’attività. di medico di medicina generale per sei mesi.
Nei loro confronti sono state richieste rispettivamente sentenze di 18 mesi di reclusione con sospensione della pena, accompagnati da una multa di 10.000 euro, e di 18 mesi di reclusione con sospensione della pena accompagnati da una multa di 20.000 euro, con interdizione dall’esercizio dell’attività di medico per due anni.