Durante un viaggio in barca a vela intorno al mondo, tutto cambia a velocità vertiginosa e i marinai si ritrovano nel cuore di un viaggio dove l’unica costante è l’adattamento. Le giornate si allungano o si accorciano a seconda delle latitudini, modificando il ritmo naturale e richiedendo una riorganizzazione permanente. Le temperature oscillano tra gli estremi: si passa dal gelo del profondo sud al caldo opprimente dei tropici nel giro di pochi giorni. Le condizioni meteorologiche, sempre imprevedibili, aggiungono un ulteriore livello di complessità. Venti ululanti e mari in tempesta lasciano improvvisamente il posto a una bonaccia soffocante, costringendo i marinai a un costante equilibrio tra pazienza e reattività. Questo ritmo frenetico di cambiamento è tanto affascinante quanto impegnativo. Costringe ogni skipper ad attingere alle proprie riserve mentali e fisiche, offrendo allo stesso tempo momenti magici, come un’alba nel freddo polare o una notte stellata sotto un cielo tropicale. Gestire queste transizioni significa destreggiarsi tra meraviglia e concentrazione.Navigazione tra gli estremi“Ogni giorno tutto cambia: l’ora solare si evolve con la differenza oraria e le temperature variano costantemente. Più si va a nord, più fa caldo, e man mano che ci si avvicina all’equatore, il caldo diventa decisamente opprimente. Poi, entrando nell’emisfero settentrionale, il fenomeno si inverte. È affascinante, perché questi cambiamenti si avvertono davvero quotidianamente e mi sorprende ogni volta. Non è come in aereo, dove in poche ore si passa da -10°C a 40°C. Tutto qui è progressivo, ma ciò non lo rende meno impressionante. È magico poter osservare queste trasformazioni”, ha commentato Louis Duc (Gruppo Cinque – Lantana Environnement) che ha condiviso le sue impressioni dopo aver attraversato il famoso fronte freddo di Capo Frio. Da adesso in poi si prepara ad entrare in una cresta che ne rallenta l’avanzamento, con venti molto deboli attesi da questa sera. “L’intera sfida sarà scegliere il momento giusto tra la rotazione e la pressione del vento: in questo luogo, è sempre un dibattito”, ha spiegato il normanno, evocando la famosa ala di gabbiano, questa traiettoria curva che i marinai seguono per aggirare una zona senza vento, come, in questo caso, l’alta Sant’Elena.Una vita all’aria aperta“È davvero incredibile vedere quanto velocemente le cose cambiano. Avevo freddo, poi all’improvviso indossavo una maglietta e subito dopo avevo davvero caldo. Devo dire che è un “problema da ricchi”: è così pesante che non riesco a dormire. Nonostante tutto, è una consolazione”, assicura Isabelle Josckhe (MACSF). “Passiamo da un estremo all’altro. Le temperature moderate non durano nemmeno una settimana in tutto il giro del mondo Ieri il termometro di bordo ha raggiunto i 34° all’interno della barca, ma devo ammettere che ritrovare il caldo dopo i Mari del Sud fa bene. Quando diventa faticoso, metto le cose in prospettiva ricordando le lunghe giornate trascorse a porte chiuse nel freddo gelido del profondo sud. Adesso fa caldo, posso navigare con la porta aperta e la luce accesa. E’ tutta un’altra vita però! », ha raccontato Giancarlo Pedote, affiancato poi da Arnaud Boissières:
“Onestamente, passare dal freddo al caldo è piuttosto bello. D’altro canto, il contrario è molto meno vero. Per ora le condizioni sono davvero ideali e mi prendo il tempo per assaporarle. Trascorro lunghi momenti sul ponte, con il caffè in mano, ad ammirare lo spettacolo. Dopotutto, sto correndo la Vendée Globe, un’avventura che accade solo ogni quattro anni, ed è un incredibile privilegio essere in mare.” Arnaud Boissières, IL CUCCIOLO DELLE COCCOLE.Ogni mille una battagliaNel frattempo, nella parte anteriore della flotta, i marinai che navigano nel Nord Atlantico affrontano condizioni molto diverse. Mentre gli skipper di Prysmian, Mie Câline e una manciata di altri si godono ancora i dolci alisei e le temperature piacevoli, i velisti solitari più a prua della flotta si trovano ad affrontare una depressione particolarmente forte. Con venti fino a 55 nodi e mari caotici, la navigazione è tutt’altro che confortevole. “Ci sono montagne di onde. Sarebbe quasi meglio di notte, almeno non li vedremmo! Cerchiamo di controllare la barca in modo che non entri troppo velocemente nella risacca, altrimenti potrebbe finire molto male sul fondo. Fa davvero caldo. Penso, o almeno spero, di essere nella parte peggiore della depressione. Se diventasse ancora più forte, potrebbe diventare davvero complicato. Il materiale deve reggere”, ha commentato Jérémie Beyou, facendo una smorfia e addirittura emettendo “oh dannazione” o “oh ecco” ad ogni impatto del suo IMOCA contro i rulli giganti. Il suo obiettivo, in queste condizioni estreme dove ogni miglio percorso è un delicato atto di equilibrio tra velocità e conservazione dell’attrezzatura, è quello di colpire il cuore del sistema e poi recuperare venti più favorevoli verso il traguardo. Il problema? Le ultime miglia potrebbero comunque essere complicate, in particolare intorno a Capo Finisterre, dove le condizioni a corto raggio potrebbero complicare la navigazione. Questo spiega perché le stime di arrivo (ETA) sono state leggermente riviste: il gruppo guidato dallo skipper di Charal è ormai atteso non più mercoledì sera, ma giovedì mattina.Adattabilità, la chiave per girare il mondoQuesti contrasti tra la dolcezza degli alisei per alcuni e la furia del Nord Atlantico per altri illustrano perfettamente la realtà della dura prova. Ogni marinaio, ovunque si trovi sul pianeta, deve affrontare sfide uniche, dettate dai capricci del tempo e dall’usura della propria barca. In questa corsa dove non si acquisisce mai nulla, ogni miglio percorso diventa una vittoria. Di fronte a elementi imprevedibili, guasti meccanici e fatica, adattabilità e resilienza sono qualità essenziali per sperare di tagliare il traguardo. Ed è questa intensità, tra abilità tecnica e imprese umane, che rende il Vendée Globe così grande.
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