Gli organizzatori di gare ciclistiche, riuniti in questi giorni in Italia, hanno studiato la possibilità di introdurre una safety car durante le competizioni, soprattutto in caso di maltempo.
Dopo la F1, presto la safety car nel ciclismo? L'idea è stata presa seriamente in considerazione dall'associazione internazionale degli organizzatori di gare ciclistiche (AIOCC), riunita in assemblea generale giovedì e venerdì prossimo sul Garda Trentino (Italia). Christian Prudhomme, presidente dell'AIOCC e direttore del Tour de France, ha messo all'ordine del giorno l'idea di introdurre le safety car, riferisce la Gazzetta dello Sport, la cui sede ha ospitato la creazione dell'associazione nel 1956.
Usato in caso di maltempo?
In Formula 1, la safety car entra in pista dopo un incidente per prendere il comando e neutralizzare la gara impostando un ritmo lento per consentire l'evacuazione dei detriti o dei piloti feriti. Non sono trapelati dettagli sulla sua applicazione nel ciclismo ma l'idea sarebbe dello stesso ordine in caso di pericolo sulle strade. Questa possibilità è stata avanzata dopo il fiasco dell'ultima edizione delle Tre Valli Varésines in ottobre.
Inizialmente accorciata di trenta chilometri a causa delle condizioni meteorologiche, la corsa è stata infine interrotta su iniziativa dei corridori, tra cui Tadej Pogacar, solo 1 ora e 15 minuti dopo la partenza. Infreddoliti e fradici per la forte pioggia caduta sulla Lombardia, hanno denunciato queste condizioni e sono scesi da cavallo dopo aver completato il primo giro. “Tutti hanno accettato di fermarsi”, ha giustificato Tadej Pogacar. “Era solo questione di giri prima che qualcuno cadesse. Ci sono state sette forature nella finta partenza e nell’ultima discesa non riuscivamo più a vedere dove stavamo andando”.
L'introduzione della safety car non è stato l'unico argomento all'ordine del giorno dell'AIOCC. Gli organizzatori avevano anche deciso di discutere la possibile implementazione di budget limitati all'interno delle squadre per evitare differenze eccessive nelle risorse tra le squadre, alcune delle quali sono sostenute da sponsor molto potenti (Emirati, Bahrein, Red Bull…). Anche Christian Prudhomme aveva promesso di discutere di questo tema in un'intervista a Midi-Libre all'inizio della settimana. “Avere grandi sponsor è forse ciò che manca anche alle squadre francesi”, ha osservato. “C'è una riflessione portata avanti dall'UCI, con gli organizzatori, le squadre, sul fatto di avere magari un budget massimo. Perché in effetti, con i capitali che arrivano soprattutto dai paesi arabi, la partita è un po' sbilanciata. per usare un eufemismo.”
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