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Origini del Covid-19: “non una teoria del complotto”… perché l'ipotesi di una fuga di dati dal laboratorio torna alla ribalta

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l'essenziale
In un rapporto pubblicato lunedì, una commissione composta da funzionari eletti americani afferma che l’ipotesi di una fuga di dati dai laboratori per spiegare la pandemia di Covid-19 era “la più plausibile”. I funzionari eletti tornano anche sulla controversa ricerca condotta a Wuhan.

Sono passati cinque anni da quando il SARS-CoV-2 – più comunemente noto come Covid-19 – si è fatto conoscere al mondo. Da cinque anni è sul tavolo anche la domanda: da dove viene questo virus? Le teorie in merito non sono mai mancate… Ma studi recenti hanno stabilito due posizioni piuttosto nette. Lo scorso settembre un team internazionale di ricercatori aveva favorito l’ipotesi della trasmissione all’uomo da parte di animali infetti introdotti in un mercato a Wuhan (Cina) alla fine del 2019.

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Questa volta è l'idea di una fuga di notizie da un laboratorio cinese che sta tornando alla ribalta. Una commissione di funzionari eletti del Congresso americano, interamente dedicata alla pandemia di Covid-19, ha pubblicato questo lunedì 2 dicembre un rapporto in cui afferma che questa ipotesi è “la più plausibile” per spiegare l'origine del virus. Il documento vanta anche un vero e proprio “consenso” tra gli eletti repubblicani e democratici intorno a questa questione, stimando quindi che “la possibilità che il Covid-19 sia emerso da un incidente legato a un laboratorio o a una ricerca n” non è una teoria del complotto.

Ricerca controversa in Cina

A sostegno di questa idea vengono avanzate cinque argomentazioni. Nel cuore della loro manifestazione, gli eletti affermano che “il virus ha una caratteristica biologica” che “non è presente in natura”. Il rapporto evidenzia soprattutto che nel 2019, istituzioni governative americane specializzate in sanità – denominate “National Institutes of Health” – avevano finanziato ricerche controverse in Cina… e più precisamente all’interno dell’Istituto di Virologia della città di Wuhan, città natale del virus virus. Nel dettaglio, si trattava di studiare quello che chiamiamo “guadagno di funzioni”: l'esperimento consiste nel modificare geneticamente i virus per renderli più trasmissibili o più virulenti…

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Questo finanziamento, dopo due anni di rifiuto, gli Istituti Nazionali di Salute lo hanno finalmente riconosciuto nel maggio 2024. Pochi mesi prima, nel luglio 2023, gli Stati Uniti avevano annunciato la sospensione dei finanziamenti federali all’Istituto cinese di virologia di Wuhan. Le autorità hanno affermato che l'istituto non aveva fornito documenti importanti relativi a possibili violazioni dei protocolli di biosicurezza all'interno del laboratorio.

“Questo lavoro aiuterà gli Stati Uniti e il mondo”

In un rapporto pubblicato nel giugno 2023, l’intelligence americana assicurava di non avere prove che la pandemia di Covid-19 fosse collegata a una fuga di dati di laboratorio, ritenendo però l’ipotesi “probabile”. La questione resta eminentemente politica: la Cina non ha mai smesso di puntare il dito contro le ipotesi formulate dall’intelligence americana. “Questo lavoro aiuterà gli Stati Uniti e il mondo a prevedere, prepararsi, proteggersi e, si spera, a prevenire la prossima pandemia”, ha affermato Brad Wenstrup, presidente della commissione dei funzionari eletti che ha prodotto questo rapporto.

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Questa sottocommissione, dedicata alla pandemia di Covid-19, è stata creata nel febbraio 2023. I repubblicani hanno poi riconquistato la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti. Il rapporto di 500 pagine presentato questo lunedì è quindi il frutto di due anni di lavoro: sono state effettuate 38 deposizioni e interviste e si sono svolte circa 25 udienze.


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