Pedro Sánchez vince la sua scommessa in Catalogna contro i separatisti

Pedro Sánchez vince la sua scommessa in Catalogna contro i separatisti
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13 maggio 2024 – 05:24

(Keystone-ATS) I partiti indipendentisti, che governano la Catalogna da un decennio, domenica hanno perso la maggioranza durante una votazione regionale. A vincere sono stati i socialisti del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez.

Guidati da Salvador Illa, ex ministro della Salute durante la pandemia di Covid-19, i socialisti catalani hanno ottenuto 42 seggi nel Parlamento regionale che ne conta 135. Si tratta di nove in più rispetto alle ultime elezioni del febbraio 2021.

Accogliendo con favore un risultato “storico” sull’X, Pedro Sánchez ha stimato che “una nuova tappa (si sta aprendo) in Catalogna”. “Un passo per tutti i catalani, qualunque cosa la pensino”, ha aggiunto, tra gli applausi dei suoi sostenitori, Illa, che però resta lontano dalla maggioranza e dovrà avviare lunedì i negoziati con i potenziali alleati per guidare la regione.

Questo risultato è una vittoria di Pedro Sánchez che ha voluto dimostrare che la politica di distensione portata avanti in Catalogna dal suo arrivo al potere nel 2018 ha dato i suoi frutti e ha portato a una riduzione del sentimento separatista in questa regione di otto milioni di abitanti che è quella dei motori economici e industriali del Paese.

Il Primo Ministro ha in particolare graziato nel 2021 i leader indipendentisti condannati al carcere e ha accettato, alla fine dello scorso anno, di adottare una legge di amnistia per tutti i separatisti perseguiti dai tribunali, compreso Carles Puigdemont, in cambio del sostegno dei loro partiti alla sua riconferma per un nuovo mandato quadriennale.

Questo risultato rappresenta anche una boccata d’aria fresca per il socialista in un momento in cui il suo mandato è stato indebolito dall’apertura di un’indagine giudiziaria contro la moglie, dopo la quale ha considerato di dimettersi.

Niente più maggioranza indipendentista

Ottenendo più di 200.000 voti, i socialisti sono riusciti a privare la maggioranza dei separatisti che avevano governato nella regione per un decennio e che avevano tentato la secessione dalla Spagna nell’ottobre 2017, quando Carles Puigdemont era a capo del governo regionale.

I tre gruppi separatisti che finora detengono la maggioranza dei seggi nel parlamento regionale hanno ottenuto domenica solo 59 seggi rispetto ai 74 del febbraio 2021. Se la formazione di Carles Puigdemont, Junts per Catalunya (Insieme per la Catalogna), ha vinto terreno ottenendo 35 seggi (+3), il partito moderato ERC (Sinistra repubblicana della Catalogna) dell’attuale presidente regionale Pere Aragonès è crollato a 20 seggi (-13) come il CUP, partito indipendentista di estrema sinistra.

Anche contando i due seggi dell’Alleanza catalana, una nuova formazione separatista di estrema destra con cui Junts, ERC e CUP hanno sicuramente rifiutato di allearsi, i separatisti restano lontani dalla maggioranza assoluta di 68 seggi. Puigdemont – che ha condotto la campagna elettorale dal sud della Francia mentre era ancora sotto mandato di arresto in Spagna – aveva assicurato che si sarebbe ritirato dalla politica locale in caso di fallimento.

Negoziati

Vincitore del voto, il socialista Salvador Illa è però lontano dalla maggioranza e dovrà trovare sostegno per essere investito come presidente regionale. Nel 2021 Illa aveva già vinto le elezioni regionali, ma non era riuscito a farcela in un Parlamento prevalentemente indipendentista.

L’ipotesi più citata dagli analisti è un accordo tra l’estrema sinistra, che governa in Spagna con Sánchez, e l’ERC, il partito più moderato tra i separatisti. Questi tre partiti insieme detengono solo la maggioranza assoluta con 68 seggi.

Queste elezioni sono state segnate anche da una svolta per il Partito popolare conservatore (PP), che ha ottenuto 15 seggi rispetto ai 3 del 2021, mentre il partito di estrema destra Vox ha mantenuto 11 seggi.

Questi due gruppi, profondamente anti-indipendentisti, si oppongono alla politica catalana di Pedro Sánchez e alla legge di amnistia che deve essere adottata definitivamente dai deputati spagnoli entro poche settimane e consentire il ritorno di Carles Puigdemont in Catalogna. Accusano il Primo Ministro, sostenuto nel Parlamento spagnolo da Junts e ERC, di essere diventato il loro “ostaggio” con il semplice obiettivo di restare al potere.

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