gli specialisti in malattie infettive temevano uno scenario “catastrofe”.

gli specialisti in malattie infettive temevano uno scenario “catastrofe”.
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha espresso giovedì “enorme preoccupazione” per la crescente diffusione del ceppo H5N1 dell’influenza aviaria a nuove specie, compreso l’uomo. Secondo i dati, infatti, il tasso di letalità del virus negli esseri umani dal 2003 è del 52%.

Il trauma della pandemia di Covid-19 ha lasciato il segno. Tanto che le autorità sanitarie sono in allerta di fronte a un potenziale nuovo disastro. La diffusione del ceppo H5N1 dell’influenza aviaria ad altre specie viene monitorata molto attentamente.

Si teme che il virus dell’influenza aviaria muti e finisca per essere trasmesso da uomo a uomo e non più solo da animale a uomo.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla di “enorme preoccupazione” perché dal 2003 sono stati registrati 889 casi umani di influenza aviaria in 23 Paesi. Con un totale di 463 decessi, portando il tasso di mortalità al 52%.

Cifre estremamente elevate sottolinea Benjamin Davido, specialista in malattie infettive.

“Questi allarmi di elevata letalità sono allarmanti perché la cifra di una persona su due che muore di influenza non è ovviamente la cifra usuale”, afferma.

Un preoccupante rischio di mutazione

Oggi non esiste alcun vaccino umano contro questo virus. Per combattere la diffusione dell’influenza aviaria tra gli animali e gli esseri umani, sono disponibili diversi strumenti come la prevenzione o addirittura l’abbattimento degli animali portatori della malattia. Ma persiste una paura, quella della mutazione del virus spiega Benjamin Davido.

“Dal momento in cui si verificassero casi umani tra individui, ci troveremmo di fronte a uno scenario molto più catastrofico poiché la trasmissione creerebbe questi famosi cluster e richiederebbe screening, tracciabilità, isolamento… Questo rischio è reale e bisogna prepararsi per questo”, sottolinea.

Una minaccia presa sul serio da Santé Publique France, che da dicembre ha lanciato un sistema pilota per la sorveglianza attiva dell’influenza aviaria. L’obiettivo è individuare il prima possibile i casi di contaminazione e arrestarne la diffusione.

Chloé Lagadou con Guillaume Descours

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