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“Johnny, free in my head”: l’ex imitatore Didier Gustin fa esplodere Hallyday sul palco

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Didier Gustin ha 58 anni. “Come Daniel Craig”, sottolinea sul palco. Ma a differenza del leggendario attore della saga di James Bond, il comico e sosia è un po’ scomparso dai radar dei media negli ultimi anni, lontano dal successo popolare di cui godeva negli anni ’90. Lo ritroviamo all’inizio del mese di gennaio l’anonimato del teatro Passy (XVI secolo) dove lancia, fino a questa domenica, le prime date parigine del suo nuovo spettacolo, “Johnny, libero nella mia testa”.

Uno spettacolo musicale che gioca al meglio la carta dell’autoironia, visto che ha come protagonista un imitatore che fatica a convincere i suoi amici musicisti quando proclama: “Non sono un nerd! » Accompagnato sul palco da un entusiasmante trio – un percussionista (noise maker nel tempo libero), un chitarrista e un tastierista – Didier Gustin si imbarca in un incredibile progetto di concerto in omaggio a Johnny Hallyday il giorno in cui riceve una telefonata dall’ex produttore di Taulier.

Un’epopea folle e stravagante

Ad aiutarlo nelle sue imprese, l’imitatore del “fuoco” viene aiutato da… Johnny in persona, che viene a trovarlo direttamente nella sua testa. Un po’ eccentrico, questo punto di partenza è il pretesto per un’epopea folle che porterà Gustin e i suoi musicisti a incrociare tutte le leggende della canzone francese…

Momento clou dello spettacolo, che racconta abilmente non pochi aneddoti sull’interprete di “Allumer le feu”: grazie ad arrangiamenti sapientemente realizzati, le canzoni eterne di Hallyday prendono vita “alla maniera” di Francis Cabrel, Jean-Jacques Goldman, Michel Jonasz , Indochine, Bernard Lavilliers, Michel Sardou…

Le voci sono, nel complesso, perfettamente simili. Le partiture oscillano, si muovono a piacimento, permettendoti di riscoprire i successi del rocker sotto una nuova luce. Per rispolverare l’ensemble, l’imitatore offre anche qualche felice incursione in un repertorio più giovane, imitando Matthieu Chedid, Grand Corps Malade o Philippe Katerine.

In un registro più datato, ma piuttosto delizioso, Didier Gustin ricorda alcune voci dell’aldilà, da Coluche a Devos passando per Brassens, Nougaro o Bashung. Diretto da Éric Bouvron, lo spettacolo risulta avere un buon ritmo, in tutti i sensi della parola. Un raggio comico, Didier Gustin evita abilmente la trappola della banalità per la maggior parte del tempo. È davvero un peccato che si bagni i piedi proponendo al pubblico due brani con battute, banali e imbarazzanti, rivolti a Patrick Bruel e Stéphane Bern. Senza di ciò, avremmo voluto ripetere la definizione di “è stato” proclamata forte e chiara da Didier Gustin sul palco: “Un artista tra due successi. »

Nota dell’editore:
« Johnny, libero nella mia testa »,

spettacolo musicale di Eric Bouvron e Didier Gustin, al teatro Passy (Parigi XVI secolo), fino al 12 gennaio.

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