Nonostante un fisico poco attraente e una voce velata, figlio di immigrati armeni sogna di diventare un cantante di fama internazionale.
Inserito alle 11:30
Sette anni dopo aver portato con successo sullo schermo la sua storia autobiografica PazientiGrand Corps Malade si riunisce con Mehdi Idir per raccontare questa volta il destino di Charles Aznavour (1924-2018), gigante della canzone francese che conquistò il mondo intero. Tuttavia, se Signor Aznavour è portato da tutto l’amore e il rispetto che i due sceneggiatori-registi nutrono per il loro soggetto, dobbiamo ammettere che il personaggio centrale, spinto da un’ambizione divorante, appare unidimensionale. Almeno nessuno può accusarli di essersi abbandonati all’agiografia.
Figlio di immigrati armeni (Narine Grigoryan e Hovnatan Arvédikian), nato a Parigi, il piccolo Charles Aznavourian (Norvan Avedissian, adorabile) ha scoperto molto presto la sua vocazione partecipando ad uno spettacolo a scuola. Passano gli anni, dopo aver cambiato nome in Aznavour, “perché è più glamour”, Charles (Tahar Rahim, bravissimo) incontra il pianista e cantante Pierre Roche (Bastien Bouillon, bravissimo) con il quale forma un duo. Durante uno spettacolo, vengono notati da Édith Piaf (Marie-Julie Baup, sfacciata da morire), che li rende suoi protetti. Nel bene e nel male.
Cosa rimarrebbe Signor Aznavour e se rimuovessimo tutte le canzoni, comprese molte eseguite da Tahar Rahim? Non molto, tranne qualche allusione al genocidio armeno e alla Resistenza, in particolare attraverso il personaggio di Missak Manouchian (Tigran Mekhitarian), alcune scene di vita familiare, brevi passaggi a New York e Montreal, dove incontriamo Serge Postigo nei panni del truculento proprietario del mitico Fagiano d’Oro. E, naturalmente, scene domestiche con le varie mogli dell’artista – Aznavour non è stato un marito e un padre molto presente.
Basato su un ambizioso scenario aneddotico sapientemente suddiviso in cinque capitoli, questo secondo lungometraggio di Grand Corps Malade e Mehdi Idir è popolato da una pletora di personaggi, tra cui noti personaggi della canzone, che passano in un lampo. A parte Aïda (Camille Moutawakil, commovente), la sorella maggiore di Aznavour, e Roche, i personaggi secondari sono appena abbozzati, anche se marginali.
Dopo aver preso lezioni di canto per sei mesi, Tahar Rahim riesce a far dimenticare il trucco non sempre convincente grazie ai gesti, alla voce e al fraseggio di Aznavour che riproduce con meticolosità. Tuttavia, il lavoro dell’attore non viene sempre messo in risalto, poiché i registi si sono accontentati di girare le numerose scene dello spettacolo senza immaginazione. Restano le canzoni di Aznavour, irresistibili quanto intramontabili, che danno un certo respiro al film.
Nella stanza
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Dramma biografico
Signor Aznavour
Gran Corpo Malade e Mehdi Idir
Con Tahar Rahim, Camille Moutawakil, Bastien Bouillon
2h13
6/10
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