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19 giugno 1986: Coluche si uccide in moto, “è la fine della storia di un ragazzo” e l’inizio di quella dei Ristoranti

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Il nostro anniversario “80 anni di Parigi, 80 titoli”

Il primo numero di Le Parisien apparve il 22 agosto 1944, nel pieno della liberazione di Parigi. Per celebrare questo anniversario, abbiamo selezionato 80 “titoli” storici o emblematici del loro tempo. Lo sport, la cronaca, la conquista dello spazio, le elezioni presidenziali, la scomparsa delle star… Raccontano otto decenni di attualità. Abbiamo scelto di raccontarvi il dietro le quinte. Una serie da scoprire fino alla fine dell’anno.

“Chao Pantin”. Un titolo garantito crudo ed efficace. Il suo César come miglior attore per il suo unico ruolo drammatico in questo film di Claude Berri risale al 1984, due anni prima. Cinque colonne in prima pagina, con una foto di Coluche nei panni di un clown, tuta da ginnastica, felpa Restos du coeur, berretto e sguardo rivolto verso la telecamera. Una risata onesta come i suoi occhi nei suoi occhi. Si chiusero definitivamente in questo giorno del giugno 1986, quando un semirimorchio di 38 tonnellate che manovrava in una curva di una strada dipartimentale nell’entroterra di Grasse lo colpì mortalmente.

Coluche, pazzo per le moto dai grandi cubi, andava troppo veloce con la sua Honda 1100? Non lo sapremo mai veramente, due tesi si scontrano nel corso degli anni, ma il comico aveva già deciso un anno prima sul circuito Bugatti di Le Mans, rispondendo a un giornalista: “La moto? E’ per spaventarmi. È molto interessante. A volte succede, anche a 40 km/h. » La morte in questo giardino profumato di lavanda, vicino a Grasse.

Nel settembre dell’anno precedente, colui che non voleva sembrare un clown su due ruote aveva infranto il record mondiale di velocità sul chilometro lanciato in moto, in Italia, a 252 km/h. “A cosa stiamo pensando?” » ha chiesto il conduttore del telegiornale Bernard Rapp. “Per stringerti le natiche”, sorrise il comico.

Le Parisien, questo venerdì di inizio estate, non ha paura di usare la metafora in uno dei suoi titoli interni: “L’ultimo slittamento”… Uno degli articoli delle tre pagine seguenti spiega questo titolo che oggi sembra audace, persino brutale. : il “clown nazionale”, come veniva soprannominato in televisione, aveva moltiplicato gli oltraggi contro il suo agente al punto da finire condannato al carcere, commutato al servizio civile l’anno prima della sua scomparsa. Coluche è una star, ma non ancora un’icona.

Non ancora del tutto entrato nei posteri

Il nostro giornale non ha paura di aggiungere altro nel registro dei motociclisti evocando la morte di Coluche, meno provocatorio e più impegnato socialmente a beneficio dei Restos du coeur, da lui creati l’anno precedente, nel 1985: “He take it easy. Tranne che sulla sua moto. Rileggere un giornale trentotto anni dopo significa rendersi conto di tutto ciò che è scritto nell’urgenza della chiusura, e prendere coscienza di questo momento limite in cui Coluche non è ancora completamente entrato nei posteri, né liberato dai suoi eccessi. La corona quasi divina che illumina il santo di Restos du coeur non ha ancora soppiantato il giullare. Il divoratore di asfalto e velocità.

VideoColuche è ancora attuale

In un post, il nostro giornalista Didier Christmann, che sarebbe poi diventato uno scrittore di fumetti, tra cui “Achille Talon”, riassume con passione ciò che rappresenta per i francesi: “Un ragazzo che si è finto stupido per farci meno ragazzo che ci ha fotografato in posture impossibili, che si è precipitato nelle brecce di una società perduta. Un giocoliere di valori, deluso dall’umanesimo che disgustò più di uno. Derisione per la religione, per dare assoluzione alle proprie paure, alle proprie ansie. Così era rilassato, niente era importante. Era uno stronzo, un perdente, che aveva tutti i talenti che, prima di commettere un errore, aveva messo il cuore in tavola. »

Che ne sarà dei Ristoranti?

Una domanda sorprendente oggi, ma attualissima nel giorno della sua scomparsa, sorge dal nostro collega Jacques Marrestet che, dopo essersi interrogato sulle cause dell’incidente, guarda all’eredità del fumetto: “Nel frattempo, quest’inverno si porrà un’altra domanda : chi si occuperà di questi famosi Restaurants du coeur che hanno fatto di Coluche non solo un clown, un comico di talento, ma anche un ragazzo divertente e caritatevole? »

I ristoranti hanno chiuso i battenti alla fine della campagna invernale, il 21 marzo. “Che ne sarà di loro? Abbiamo tempo fino a dicembre per scoprirlo. E provi a riavviare la macchina…” sostiene il nostro giornale. La nostra collega Mireille Parailloux ripercorre la nascita di questo impegno umanitario: “Tutto è iniziato con 30 volontari. » E queste parole di Coluche: “Vedrai, farò una cosa impossibile: far mangiare chi non ha niente. »

Morte, vita, calcio. Questo 21 giugno 1986 avrebbe inaugurato un fine settimana festoso e accogliente con i Mondiali di calcio in Messico, come suggerisce il secondo titolo, molto più breve, in prima pagina di Le Parisien: “Sciopero televisivo: stasera il minimo e minacce il Mundial”. Quel sabato gli spettatori vedranno a Guadalajara la partita Francia-Brasile, poi votata “partita del secolo”. A due giorni dalla morte di Coluche, all’età di 42 anni, questa è la notizia e questo giovedì nero prima di un sabato di follia carioca e di quadrato magico.

Tra le reazioni alla scomparsa del comico, quella del ministro dei Trasporti Pierre Méhaignerie: “La morte di Coluche è insopportabile… come quella delle 30 vittime che muoiono ogni giorno sulle strade della Francia, in stupidi incidenti. » Piuttosto secco. Il guardiacaccia Opio, che abita sulla collina che sovrasta la strada, ha le parole giuste: “Non ne troverete due come lui. Non appena un artista fa del bene, scompare… Dopo Balavoine e il suo Band Aid, sono Coluche e i suoi Restos du coeur che se ne vanno…”

Rimarranno, sempre più essenziali, e lui attraverso di loro, quando tanti comici defunti hanno diritto solo ad apparizioni regolari sulle onde radio di Rire et Chansons. Daniel Balavoine, scomparso il 14 gennaio 1986, sei mesi prima, in un incidente in elicottero sulla Parigi-Dakar. Il cantante voleva, sulla scia del Live Aid di Wembley nell’estate del 1985, lanciare una versione francese con Gall e Michel Berger.

La storia era appena iniziata

Il gennaio 1986 segna anche un grande cambiamento per Le Parisien, che cessa di chiamarsi Le Parisien Libération, nome che aveva dalla sua creazione durante la Liberazione di Parigi nell’estate del 1944. Il colore fa la sua comparsa. Soprattutto, il nostro giornale, e lo dimostra il tono molto editoriale degli articoli su Coluche, sta compiendo una svolta stilistica, come ci racconta Michèle Cotta, una grande giornalista audiovisiva poi reclutata con pochi altri per essere uno degli editorialisti del giornale: “Le Parisien, prima del 1986, non era una rivista di riferimento. Fino ad allora era molto popolare come France-Soir, ma senza firme e soprattutto in declino. Un giornale di cronaca, che voleva essere preso sul serio a livello editoriale. Le Parisien è diventato un giornale di riferimento, cosa che diventa ogni anno sempre più evidente, ogni mattina. »

Ed è questo che colpisce in queste pagine di Coluche, questo presente ardente portato verso una narrazione. Il giorno dopo, 21 giugno, viene dato spazio al resoconto, con questa visione allucinante di un “pellegrinaggio di turisti nella curva fatale”, e questa donna che “raccoglie un pezzo del vetro dello specchietto” della moto incidentata, in questi pochi detriti sono rimasti sparsi sull’asfalto. Il terreno, il racconto dal punto di vista umano o anche a livello del suolo, il vero DNA del nostro giornale.

La stessa età del nostro giornale

La storia con Coluche, in realtà, era appena iniziata. Le Parisien gli dedicherà nel tempo tutta una serie di prime pagine, poiché la dimensione sociale del suo impegno affonda le radici nei ricordi, ma anche come rivelatore sempre presente della miseria sociale.

Nel 1991, in occasione di una biografia di riferimento a lui dedicata, Le Parisien, sotto il titolo “Coluche era un vero Enfoiré”, affermava: “Cinque anni dopo la sua morte, Coluche non è più quello che era. » La sua rivelazione come comico proveniente da un ambiente molto popolare, la sua caduta nella droga, il suo riscatto come attivista sociale, il ritratto è ambientato.

E per sempre, “Coluche è immortale” in un altro titolo del 2008, questa volta per un film. François-Xavier Demaison interpreta il comico nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 1981, sotto la macchina da presa di Antoine de Caunes. La doppia foto di Une riunisce l’originale e il suo interprete.

Nel 2011, il dinamitardo di Shmilblick, questo popolare gioco di cui ha fatto una bellissima battuta su Europe 1, è tornato di nuovo in prima pagina con questo titolo riassuntivo: “25 anni dopo, quello che ci resta di Coluche”. La leggenda di uno saluta Michel Colucci, figlio di un imbianchino italiano morto quando suo figlio aveva 3 anni, un ragazzino di periferia, a Montrouge, “simbolo di una Francia del basso che non ha mai dimenticato le sue origini.

Nel 2016, in occasione del 30° anniversario, “Cosa resta di Coluche? » lo dipinge come un «comico impegnato che ha lasciato un segno indelebile nella società francese», sempre in prima pagina. Un segno che, senza dubbio, non verrà cancellato nel 2026, per i 40 anni dalla sua scomparsa. Già ? Coluche festeggerà quindi il suo 82esimo compleanno. Nato il 28 ottobre 1944 a Parigi, aveva quasi esattamente l’età del nostro giornale.

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